Il Canto di Eos e Titone
I L’Incontro
Eos Vieni, vieni, vieni,
prima che sia troppo tardi;
percorri con braccia piene,
come grandi remi
questo mare di cielo che ci divide;
Vedi… Brilla nella notte
e le sue onde sono lampade d’argento
che illuminano i sogni
come piccole, scintillanti lune marine.
Titone Non sai… No, tu non sai
la fatica di percorrere gli anni…
Eos Oh no! Non dirlo…
Ma vieni, vieni, vieni,
lascia che sia io
a divenire mare
per percorrerti le vene
come unguento…
Vieni, vieni, vieni,
voglio vestirti d’ocra e d’arancio,
ungerti nel Fuoco del mio Amore.
Titone La vedi anche tu
la notte senza argento?
Le colline sono cupe,
severo, il monte, immobile
come la Legge
che ci sovrasta
Eos La legge, la legge, la legge…
Ma che legge è mai questa?
La legge che ci volle muti?
Perduti nello scambio di cose mute?
Titone Non dirlo, ti prego…
Eos Sei tu che lo dici.
Lo dici nelle sere
solo nel tuo letto;
Lo dici accanto a un lume
sempre più spento…
Eos e Titone Lo dico in Te, che ho cercato,
in Te che sono.
≈
Eos Hai sentito?
Lo scoppio di Luce,
le nostre Anime…
Titone Sono ai tuoi piedi, mia amata,
ma ancora resisto
avvolto alla cavezza.
Sono vecchio e solo.
Eos Le mie notti non furono men cupe;
Assetati, spesso, i miei giorni.
Il tuo dolore m’appartiene…
Titone E allora avanza, libellula d’aurora,
avanza, sogno,
lascia dietro te strascichi di luce
per asciugare il sangue
e spargiti sui miei giorni,
inventami, inventami, inventami…
Oh, quanto ti attesi!
Quanto le mie membra stanche
reclamarono acqua e luce!
Eos L’emozione mi prende,
mi libera la stretta in gola…
Piango, piango, piango;
non è dolore
ma gioia, gioia, gioia.
Ecco, amore, l’acqua
Ecco, amore, il sole…
Titone Vieni, aggrappati alle mie dita:
vedi quanta neve d’estate!
Eos No, non è neve, è luce…
Luce e lacrime, lacrime, lacrime,
tutte quelle che non versai.
Quanto a lungo ti ho atteso!
Quanto a lungo il mio dolore
ha gridato
alle soglie della follia!
E ora, che farai?
Ancora mi lascerai?
Titone Il dolore che grida
alle soglie della follia;
ecco il fiele più amaro!
Eos Tu puoi guarirmi,
tu puoi entrare in quel vuoto,
solo l’Amore può vincere i demoni,
anche quelli del silenzio!
Titone Tu eri già mia.
Mia come l’estate sul pero;
mia come terra delle mie stesse radici;
Ed ora vieni, non temere
il buio della notte,
liberati sulle mie mani,
dalle mie mani d’Ostia viva.
Vieni, mia regina,
farfalla di sogno sospesa nell’aria
delle mie primavere perenni.
Vieni, cerbiatta graziosa,
sui prati verdi delle mie esistenze
andate,
vieni, raggio d’aria che scavalchi
il tempo,
gemma, cigno bianco, acquamarina,
vieni, vieni, vieni…
Eos Vengo sulle ostie delle tue mani
sono acquamarina, gemma, cigno bianco.
Come sono delicate le tue mani e forti
e come brilla l’anello della tua Fede!
Sono petalo, amore, sulle tue mani
che ora sono acquamarina mossa
dalle mie emozioni…
La Grazia ti pervade, ti rende sposo
e la tua bellezza rifulge come diamante.
Sii il mio sposo,
sposo del mio dolore redento,
delle mie lacrime trasformate in pane…
Vieni, vieni, vieni,
saziamoci del nostro amore,
Grande Ostia per tutti i giorni senza pane!
Titone La felicità mi rende leggero,
sono un ragazzo
e tu la mia giovane sposa.
Ci siamo forse incontrati
In altre vite?
Eos Altre vite, altri soli, altre lune…
Ma non è forse Uno il giorno?
Non è forse Uno il sole?
Tremo, tremo, tremo
come canna nell’immenso campo
della tua anima, feconda, di spiga…
Come sono pieni i tuoi occhi;
Sono topazio bagnato di luce
sfumato all’ombra della luna.
Titone Non sono i miei occhi,
ma i tuoi…
Eos, Titone Nessuno può capire il Mistero,
Siamo Luce della stessa Ombra
Siamo Ombra della stessa Luce.
≈
Eos Oh, sciagurato presagio!
Quel dolore...
Vedere che la scia scompare!
Titone Tu sei mia
Eos Ancora, dillo…
Titone Mia, mia, mia…
Eos M’ami tu così?
Titone Un tempo, al mio capezzale,
pregasti
il Destino prendesse altra strada,
quel destino che tu conoscevi!
Titone parla con gli occhi abbagliati rivolti verso l’alto.
Titone Tu fosti eletta
a tessere il mio sudario
con le trame del tuo cuore
Eos Io, allora, fui già Santa?
Titone acquista la lucidità.
Titone Santa, oh sì! Santa
e con la tua santità stregasti
il mio cuore
che trascinò detriti d’ansie, angosce,
paure
verso il rivo delle tue vene
che intrecciarono reti
e m’accolsero, intero.
Oh! Sii Benedetta,
Benedetta tra le donne…
Eos Ed io ti benedico, amore,
ti benedico col mio sangue,
ti benedico con gli occhi,
con queste mani che tesserono
sudari nuziali
per il tuo corpo di spiga matura,
Ti benedico
preghiera che colasti sulla mia vita
e tergesti l’impuro con la Sacra Fiamma
e avverasti la promessa di Dio
alla mia Consacrazione.
Titone Oh, mia Santa! Mia Sposa, mia Diletta!
Mai l’Immenso fu più prossimo!
Entrambi cadono in ginocchio, gli occhi colmi di una luce abbagliante che irradia da essi.
Dopo qualche tempo, Eos si rialza.
Eos Tu, amore, sei tutti i miei amori!
Eos Tu m’apri le porte del Paradiso!
Titone Sempre ti è appartenuto
Sempre ci è appartenuto
Noi… Pura Luce…
Titone è vestito con un mantello sacerdotale color oro.
Le si avvicina e l’avvolge.
Lui diviene sole, lei luna.
Dalla loro danza nasce la Terra.
Titone Io sono l’Alfa
Eos Ed io l’Omega
Eos Io sono l’Alfa
Titone Ed io l’Omega
II Distacco
Eos E’ notte, vedi, è già notte!
Titone La notte non è assenza di luce
e tu lo sai…
Eos Non so più niente.
Sono nuda.
Nuda come acino disperso;
vino versato dall’otre della storia.
Titone Eppure sei diversa,
un bagliore nuovo rifulge
nei tuoi occhi di cerva.
Eos Voglio danzare.
E’ la voglia che mi nasce
dagli occhi
e rifulge.
Titone E allora danza, mia sposa
senti il Ritmo della Terra
e salta con la polvere in faccia,
negli occhi, nel naso,
e scalcia, puledra,
al ritmo tribale del mondo,
impazzita, liberata!
Danza, danza, danza…
Eos danza una danza tribale e sensuale che accende il cielo di colori scintillanti. I capelli e le ciocche, furiose, dipingono strascichi di porpora e rosso.
Eos Cosa è accaduto?
Titone Hai conosciuto la Felicità;
sei entrata nel Ritmo della Terra!
I due amanti si guardano, gli sguardi insondabili persi in profondità inaccessibili.
Eos Dunque è questa la Felicità? Danza e Follia?
Titone le accarezza la fronte. La bacia e, poi, cingendola, la invita a dormire.
≈
Eos Sei vicino, eppure lontano,
più lontano di quanto possa
immaginare…
Ma, dimmi, perché attendesti tanto
questo raggio di sole?
Hai forse, in passato,
temuto l’amore?
Titone si scosta da lei, china la testa.
Eos Oh! So, so che il fondo dell’Amore
è amaro più del fiele
e che tu sei un uomo col cervello.
Nessun uomo col cervello
può e vuol cadere
nel torrente imprevedibile e amaro
dell’Amore, eppure…
Conosco le trappole della ragion pura,
la follia di pazzi intelligenti al potere:
bambini trucidati, venduti, assoldati,
donne stuprate, umiliate,
uomini venduti, usati, prostrati…
Eos si copre gli occhi.
Eos Tutta questa ragione
è omicidio e follia!
Titone E’ il tuo Amore che ha vinto!
Eos Ma l’inverno è duro nel tuo cuore…
Non basta la danza di Primavera
per scioglierne i ghiacciai!
Titone Guarda il ciliegio: guarda i suoi fiori,
pronti a tramutarsi in frutti…
Tu sei fiore di ciliegio,
tu sei primavera.
Conoscerai raggi ancor leggiadri
sulla tua pelle di petalo,
tu stessa sarai ciliegio
e protenderai i tuoi rami
verso il mare,
ancora ammaliata dalla Grazia
che volle la tua danza…
Tu, nell’eterno fluire
del mondo finito:
fiore, frutto, ramo, primavera.
Oh! Come sei bella!
Tu sei la primavera…
Eos Tu stai per lasciarmi.
Il mare non sarà più lo stesso;
Vedi, tende alla linea dell’orizzonte
e il tuo orizzonte brilla per me
di mille orizzonti
e mille orizzonti baciano le mie onde,
le increspano,
direzionano il loro finito, eterno movimento…
Titone Guarda lassù,
il monte che s’eleva sul mare,
lì mi troverai
ogni volta che mi cercherai.
A che giova il salto dell’onda
che non ascende e s’eleva?
Titone e Eos A che giova il mare
senza la vetta che annuncia
l’Oltre?
Titone Questo noi siamo, amante, sorella,
madre…
Acqua, aria, terra…
Titone si incammina verso il monte
con un mantello dorato di stelle.
Eos solleva le braccia al cielo,
la veste azzurra come il mare
e grida dietro lui:
Eos E Fuoco!
Acqua, aria, terra… E Fuoco!
Titone si volta un attimo.
Titone Così sia! E scompare.
Celebrazione
Eos Ti lodo, mio amore, ti lodo
perché tu m’hai svelato
la natura eterna dell’anima mia
che Eternità riluce.
Tu, mio soave canto
più soave di ogni canto,
volo dolcissimo di gabbiano,
spartito della risacca argentina,
Tu, Mistero che giaci
nelle carni del mio Spirito,
Tu che ridi nell’onde, giochi
nell’onde, tu che ti travesti d’onde…
Sola, innanzi al Grande Mare
Ti sento
Tu che stormisci con l’uccel di mare,
muori e mi divieni,
tu che mi parli il linguaggio
sepolto del tempo,
tu sempre esistito,
tu che non passi,
resti, tramonti, resti;
Tu, farfalla fiorita sul pelo dell’acqua!
Ti lodino le mie braccia,
la mia musica, il mio canto,
Ti lodino le mie ali,
la mia carne, la mia luce…
Ti lodi il mio grembo di donna,
il muschio delle infinite pareti;
Ti lodi l’infinito scorrere
della mia preghiera, infinita.
Ti lodino le mie mani
che inventano le tue,
Ti lodi l’argilla della mia essenza,
il mio passo che ti cammina accanto,
l’arco del desiderio che fa breccia
nella tua essenza;
ti lodi la mia fede
che spinse il tuo veliero
verso il porto dimenticato,
il Fuoco che distrusse argini
di ghiaccio,
ti lodi la mia veggenza di donna
che innalzò altari
sotto la tua Croce
e riempì di lacrime e sangue
la coppa che ti alimenta.
Ti lodi il mio Spirito,
finché Luce sposi Tenebre,
ti lodi il vagito dei visceri
contratti in preghiera.
Che io ti lodi,
sangue del mio sangue,
linfa della mia essenza
rosso vino delle mie segrete
cantine,
Amore del mio Amore!
III Assenza
Eos, dopo essere caduta in orazione, si risveglia.
Eos Il desiderio grida nella notte!
Strazia le mie carni
ed io le sento sbuffare
come sacchi d’aria, doloranti
sacchi d’aria
e sangue, che strilla
in questa notte oscura
con parole di grandine e fuoco!
Dimmi, tu che ora sei monte,
quale mare amaro dischiudi?
Non senti come fremo
sotto al tuo monte?
Il gelo m’attraversa;
correnti d’aria e di vuoto…
Nella torre, inquieti,
s’aggirano i fantasmi
dei miei pensieri!
Miserere!
Io sono divisa,
appesa alla tromba assordante
dei giorni!
Eos Tu non udrai più
la mia musica notturna
proferire al gelsomino, al ginepro
i suoi segreti!
No, non udrai più
la musica dei miei sensi furiosi!
Chi sei tu? Straniero, ladro
della mia anima!
Eos chiude la finestra, va a dormire.
Titone le appare in sogno.
Titone La senti, mia amata,
questa musica?
E’puro canto di luna…
Sono io che ti parlo
e la mia musica, lenta,
scende dalla nuvole sazie
del tuo pianto.
Io sono la tua armonia,
il tuo corallo, Amore
nel tuo Amore.
Tieni, cara,
sgrana questo rosario
di parole mai dette
e qui, tu ed io,
in questa notte eterna
sentiamo, sentiamo, sentiamo
il tuo, il mio, il nostro Amore.
Eos Tu mi hai preso l’anima
Titone Era già mia. Ricordi?
Andavamo per campi di fiori,
pazzi,
le mani, i piedi nell’erba,
tu eri nocciolo d’aurora
io t’amavo già allora…
Eos E poi, cosa accadde?
Titone Che importa, mia cara?
Vorrei che m’amassi così
ora
con tutto il tuo sangue di donna
Eos Vorrei sciogliere nei tuoi baci
tutte le mie catene,
sentire la musica del tuo corpo
asciugare il mio tremore,
impregnata al tuo sudore.
Vorrei bagnarti gli occhi,
tergerti nel mio stesso sangue
come rondine marchiata,
per sempre persa nel mio mare.
Vorrei esplodere nella tua vita
come ostrica furiosa,
entrarti dentro come naufraga
che annaspa, vinta.
Persa, senza più alibi.
Ancora, vorrei,
solidificarmi nella tua essenza
come pietra lavica
e tornare, di tanto,
ancora Fuoco per essere
sempre più
parte di te.
Vorrei essere i tuoi stessi respiri,
fino all’ultimo,
fino a che morte
non ci sorprenda.
Vorrei, vorrei, vorrei
Dio solo sa
Quanto ti vorrei!
Eos si ranicchia, dopo essersi espansa al sole.
Si risveglia poi col cuore lacerato da dolore
e felicità insieme.
IV Morte
Eos è nella stanza, con lo sguardo rivolto alla finestra.
Eos Tu non sei. Vedi:
l’aria è chiara e tu non sei.
Sei morto all’improvviso,
nelle mie lunghe notti insonni.
Ho vegliato al tuo funerale:
tu eri effige
sulla tua stessa tomba.
Eos si avvicina ancor più alla finestra. La spalanca.
Eos Guardo il rivo. E’ ghiaccio.
Fredda tumefazione.
Si stringe in se stessa. Rabbrividisce.
Eos Davvero è così atroce l’inverno,
dopo la follia dell’estate,
l’attesa lusinghiera della primavera?
Oh! Mai conobbi inverni più tetri!
Eos si tappa le orecchie, come per non sentire delle voci.
Poi, rivolta al cielo, grida:
Eos No, no, non parlarmi più…
Oh tu che sei ombra!
Oh tu che moristi!
Oh tu che fuggisti!
Il giorno è greve, senza luce,
lento, il passo.
Lascia piuttosto
che segua il tuo corteo
dietro il corteo dei giorni!
Ti ho seppellito con queste mani
e con le stesse mani
ho seppellito me.
Nel marmo ho sepolto,
sbeffeggiato
la febbre mistica dei nostri sensi.
Tu non hai più voce
non hai più occhi
non hai più mani.
Ed io tentenno nei giorni
vestita del tuo sudario.
Non griderà più il sangue,
tornerà serrata la mia gola,
finché le squame della mia non-essenza
cadranno senza rumore
dall’abisso dei miei giorni.
Allora le mie ceneri si fonderanno
alla polvere dell’aria,
saranno pulviscolo come ogni cosa
è polvere e vento e aria
e nulla ci oltrepassa
e nulla ci precede.
Siamo questo: non più grandi
di pulviscolo d’autunno,
non più eterni
di una goccia di rugiada,
non più forti
di sagome di corteccia
rose dal vento
e nello stesso tempo, infiniti,
come pulviscolo che aleggia
sulla goccia d’una rugiada
che scende dalle carni
di una corteccia rosa dal tempo.
Perché è nel finito
l’Eterno e l’Infinito
Soffia un vento di tempesta, Eos diviene pulviscolo rosso e ocra e, poi, luce dorata.
Dal cielo scende un’altra farfalla, il suo chiarore è argenteo, come la luna. Le farfalle disegnano scie di luce che, ricongiunte, reinventano la geometria dell’universo. E’ l’inizio della
Nuova Creazione.
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