Pubblicato il 30/10/2015 17:04:35
Amnistia per una cimice
Pioveva appena, la luce del giorno a malapena sbarcava il lunario e l’ora ammoniva a proseguire spediti verso una doccia.
Aveva sempre odiato le cimici il loro canto da kamikaze l’impudenza del loro infilarsi nella confidenza di un'acconciatura.
Conoscevo il suo odio, perché era simile al mio, entrambi maledivamo quel fetido volo generato da un’astrusa corazza.
Così non mi sorpresi quando tra la folla la vidi respingere sprezzante la cabrata dell’insetto sopra l’orlo del pullover, con la cimice planata capovolta sotto il peso della scorza.
Stavo per attirare la sua attenzione ma indugiai vedendo che indietreggiava fino al confine della carreggiata. La vidi piegarsi sul madido asfalto e con una moneta da un euro rovesciare l’insetto scalciante.
La seguii allontanarsi come un ladro che teme d’essere visto e non la chiamai, preferendo serbare a memoria quel gesto essenziale.
Rimasi a fissare la cimice, la vidi indugiare e poi compiere un balzo d’ali capestro e ruggire ostinata nella sincope del traffico avulso.
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