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Mosche volanti

di Adielle
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Pubblicato il 09/11/2016 03:56:18

Ho subito la rivolta del mio ego

sono morto qualche volta come tutti

a forza d'equilibrismi tra buio e luce

che non comprendo fino in fondo, com'è giusto che sia 

data la mia ignoranza ombra.

Quanto contano i fatti, chi mi giudica? Chi giudico io?

Il nostro metro di giudizio sarà lo stesso? Quanto conta un giudizio?

Si può far male perfino a volerlo.

Ma che a gli abissi del bene ci conduca la musica

prima di andare a dormire, per far pace col Mondo

una preghiera per dio nella lingua che conosce meglio

il bersaglio star bene il più a lungo possibile

misura di quel bene, il libero arbitrio di lasciarsi andare alle correnti.

Come viene il vento ogni sera a pormi le sue caviglie!

Il vento femmina delle Erinni, con molecole d'alloro

sprofondo, porgo l'altra guancia per pigrizia esistenziale, in quanto

reagire in qualche altro modo avrebbe voluto poter dire

usare più energia

fosse stato anche coraggio, buono per poi

di cui sono privo da quando non ho più una ragazza che mi voglia bene.

Ho, per avere una relazione con.

Che poi perchè vengo a sconfessarmi,

a riprodurmi di parabole concentriche, 

un melodramma che ripeto ad ogni fase di crescendo

che mi ricorda che i miei atomi si possono fondere nell' aria

ma non per forza per questo perderanno memoria di me

di quello che siamo stati insieme noi

ogni volta di morire

e se dovessimo incontrarci nuovamente

quali dolci apocalissi sono state messe in serbo per noi;

credo e non credo, come fossi poeta

un poeta di cui mi servo per sopravviere alla mia maniera

un vademecum della seta ma solo perchè ultimamente

mi piace la parola

Ma io chi sono? Segui il film che mi sto facendo,

è una prima visione, collegati su internet.

Poi niente, è caduta la linea, sono rimaste le smagliature e le virgole

ma se pensi di tornare uguale non è possibile

anche gli equilibri più allenati non sfuggono al tempo.

Le successioni fotoniche.

A caccia di raggi stellari, c'ha ragione un mio amico

come fai se ogni tanto non ci vai?

Può essere una gita, una corsa, una bisca

una canna, anche una serata storta, una boccia di troppo

un libro, un cancello, una strada, un concerto qualsiasi

ma sempre con una morale di un certo stile

che ci distingua dall'essere propriamente cattivi.

Una botta di vita che ogni volta mi pare di meritare sempre meno

nei periodi in cui sono depresso, così nemmeno m' impegno.

Quanto durano? Quanto è pericoloso parlar di se stessi

in un social network, quanto siamo più protetti qui? 

Facciamo parte del tutto, di quanto incidiamo?

Una foto così, un commento di troppo e già tutto è perduto

qualcuno condiziona il giudizio più di qualcun altro

i capi popolo, nel settore esterno. Ma il vero nodo?

Il verso di fuoco, la coltre magnetica?

Configurare un patema d'animo non avrebbe senso, per ogni perdono

ma chiedersi scusa ogni tanto potrebbe far bene, secondo i miei calcoli.

La ricerca di marketing ha dato vincenti gli ottimisti, i rami sottili 

i violini zigani, i lunghi dibattiti.

A chi mi rivolgo quando scrivo?  A chiunque mi legga, spero

compresi voi che mi conoscete da più tempo 

ma tutto questo non è un po' come in Taxi Driver

ehi tu dici a me?  E sto parlando da solo con me stesso?

E questo schermo è lo specchio.  Qualcuno ci riprende.

Si potrebbe dire che io scriva per non parlar da solo

che alla fine sono un po' le Nozze di Figaro

mi suggerisce youtube

che poi parlo normalmente, non è che non parlo,

è che spesso preferirei star zitto

invece di scrivere non mi passa mai la voglia

nonostante tutti i pericoli e gli inevitabili equivoci

ma chi ti calcola, per intenderci, delle volte fosse un boomerang

liberarsi di tutto, so che qualcuno ha fatto una brutta fine

chissà cosa avrà da dire? E poi sono le solite.

Due passi più vicini al Sole e mille flessioni nel fango

e mi hanno raccontato che c'è  stato qualcuno

che arrivò a parlare con Dio

che non aveva ancora un capello bianco, dopo, subito dopo

pure la barba, tifoso di tutti.

Alla fine che sia stato dichiarato schizofrenico

è una distanza che mi autorizza a fare quello che faccio

con una certa maieutica 

chiedere perdono è parte del mio compito

e ognuno ha il suo ma mi sento protetto dall' invalidità che indosso

come se fosse comunque una buona scusa per non mettercela tutta

il fatto che ogni tanto è pure che mi manca la voglia, la forza di volontà

di alzarmi dal letto come metafora

vado in letargo come un grasso koala, un favoloso panda

ma i miei sonni hanno natura caotica, che mi turba da sveglio

non sono buono per niente come credevo prima di ammalarmi

posso essere cattivissimo a dar retta a certi pensieri che si compongono

di cui rifiuto la paternità anche se la prova del DNA m' inchioda

ai miei cardini di bronzo.

Avere un certo contegno, una certa educazione aiuta.

Poi perdere il controllo, entrare in una dimensione in cui è alterata

la percezione della realtà in un modo in cui ti rendi conto

ma non sai come, tenendo da parte le voci per ultime

come mostro finale.

Ogni tanto per ridirmi chi sono togliendo le rughe, lasciando le ombre

a fare il mio gioco.

Che figura!

Tutto combacia, la vita continua, il pensiero fa paura, sia libero

che in carcere.

Mi avverte il foglio di carta:

l' amore è un' ancora

sangue per cuccioli

miodesopsie dell' anima.

In appunti fantasma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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