Il mio tempio è detonato.
Fin dentro le budella sale
la stagione brillata.
L'innesco fu perfetto e di talento,
un aggeggio d'altri tempi.
Giacca buona e bel sorriso.
Boom.
Ovunque adesso risuona il boato
delle cose esplose in tuo onore,
la parata di macerie
che ti reca in calce.
Sono scampata a me stessa tante volte.
La foggia delle superstite
era il mio clown:
poi il tuo congegno, diabolico
rebus e tridimensionale,
ha preso il sopravvento.
E mentre fuggo, ancora ti
cerco: curo la miccia
dal suo calore, soffiandole sul capo.
Prima o poi si addormenterà
questa ferita verticale: l'assassina è spenta.
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