Il nostro amore merita
una fine che somigli all'inizio.
Orario imprevisto, la luna
issata come l'escrescenza
dell'unicorno, patena
senza frutto, globulo
ed albume, saliva santa.
La gente, fastidiosa e di rumore,
è assiepata nei letti sbalzati
dall'afa, ma dove si fa l'amore
le coperte scalciano volentieri.
Altrove, un bambino struscia
il capo acquitrino fra le lenzuola,
poi respira.
Tic è il verso dell'uccello/ orologio
al capezzale di ogni casa.
Il nostro amore meriterebbe
un giorno di agosto per finire,
possibilmente a metà tronco,
dove è più molle e promettente
il tracciato, dove si aspettano
miracoli. Ecco: un cesareo
preciso quanto un destro, dritto
al ventre dell'estate, perchè è
così che mi sei venuto.
Come un figlio, come uno sposo.
Io non ho mai detto si,
mai detto dolore,
illibata e sporca,
sono consumata
senza dare cera.
Ma mi hai sposata in una notte.
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