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Mille e ventotto

di Emilia Filocamo
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Pubblicato il 16/01/2017 19:49:36

Il nostro amore merita

una fine che somigli all'inizio.

Orario imprevisto, la luna

issata come l'escrescenza

dell'unicorno,  patena

senza frutto, globulo

ed albume, saliva santa.

La gente, fastidiosa e di rumore,

è assiepata nei letti sbalzati

dall'afa, ma dove si fa l'amore

le coperte scalciano volentieri.

Altrove, un bambino struscia

il capo acquitrino fra le lenzuola,

poi respira.

Tic è il verso dell'uccello/ orologio

al capezzale di ogni casa.

Il nostro amore meriterebbe

un giorno di agosto per finire,

possibilmente  a metà tronco,

dove è più molle e promettente

il tracciato, dove si aspettano

miracoli. Ecco: un cesareo

preciso quanto un destro, dritto

al ventre dell'estate,  perchè è

così che mi sei venuto.

Come un figlio, come uno sposo.

Io non ho mai detto si,

mai detto dolore,

illibata e sporca,

sono consumata

senza dare cera.

Ma mi hai sposata in una notte.


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