Pubblicato il 02/09/2017 20:05:26
Il ponte sulla Mundina
Le piroghe tagliano l’aria, solcano il tempo presente fino a ferirlo con la regata della nitidezza. Cammino in questi campi arati verso le suole del piccolo fiume, e i ricordi mi soffiano addosso il loro lucido cantico, appena turbati dalle regalie dell'afa.
Non è l’ansa dell’Hudson e nemmeno lo specchio incensato dai versi gelati dei pattinatori riversi sulla Moscova, ma è il primo fluire di un’acqua in cui sono stato guidato leggero nel risoluto silenzio dei giorni d’estate con mia sorella che sognava di costruire una zattera fino alla foce del Mississipi e mia nonna che ci raccontava storie di bocche affamate e lingue mordaci sotto una specie di sole tomista, nella balbuzie agostana dell’ombra.
È su questo ponte stonato, sorto in mezzo alle bacche di rovo e all'erba insistente, è qui che sono stato scortato a cercare le confidenze della natura, è qui che ho imparato a calibrare il taglio degli urticions, è qui che ho capito quanto il cielo possa abbassarsi, incarnarsi a cuore spontaneo.
Fiumicello(UD)
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