Pubblicato il 28/01/2018 12:17:10
VECCHIO BANCO DI SCUOLA
Mi affaccio curioso alla finestra del chiuso deposito.
Ragnatela sospesa pronta alla cattura, è spessa, lacerata, da molto tempo lì fermata.
Apro la porta che cigola, fioca luce nella ragnatela si posa, la lampada sporca
A illuminare poco basta. Avanzo, il piede inciampa, detriti per terra,
rumore felpato non basta, un gatto è scappato da me disturbato.
Il silenzio, l’odore di cose passate,
perché vengo a rubare la pace coperta nella polvere seccata.
Perché ti voglio ritrovare, vedere, ancora toccare.
Là accanto a parete inumidita di pioggia ti vedo.
Mi avvicino mentre le mani ti cercano, si posano.
Tavola rugosa, scavata da solchi, in punti aperta,
macchie nere ne fanno disegno,
scritte sbiadite e alcune marcate.
Un evviva incompleto che ferma il mio grido, non esce.
Ma basta a fare volare il pensiero, mi siedo.
Passando le mani sul ruvido e sporcato legno
Ormai della polvere sazie che ha fermato nel tempo
I ricordi che ora rivedo passare e cancellare così.
Un tratto una lacrima, cade,
come una stella nel ruvido piano si posa,
si apre una vista, solo sei, introno rumore, voci di grida, ti riempi.
Volti passati e non rimasti, volti perduti e ritrovati.
Tutti siamo qui.
Guardo fuori. La mia rondine riparte, pare sorridere e vola.
Una voce irrompe: Allora ? Trovato ? Si !
Un lampo, il sorriso è tornato.
Anche se il tempo è passato nessuno è stato abbandonato,
ora mi fermo, questo foglio lascio cadere
perché da te possa essere ritrovato
e da nuovo inchiostro bagnato.
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