Non cantiamo manti erbosi
inumiditi da una fine nebbiolina mattutina,
nei nostri versi inversi,
stanno distese d’erba sintetica,
ammorbate da fumi d’inquinamento.
Non cantiamo colli ridenti
riscaldati dal sole mite di mite autunno,
nei nostri versi inversi,
stanno massicci di rifiuti organici
accatastati in mezzo a una strada.
Le scale scendono sorprendendo tossici
nell’atto di bucarsi,
con l’indifferenza d’essere diversi,
ai ritmi della musica scontata
dei centri commerciali.
Non cantiamo mari cristallini intenti
a cullar barche col rollio dolce delle onde,
nei nostri versi inversi stanno vasconi idrici
da sistema antincendio,
colmi di zanzare e melme.
Non cantiamo bimbe vezzose indaffarate
ad acconciar boccoli biondi,
nei nostri versi inversi,
stanno mignotte sbattute a battere
ai margini degli agglomerati urbani.
Scendiamo
in Paradiso,
aedo narciso:
non fare baccano,
ti tengo la mano.
[Il Guastatore, 2012]
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