Sotto l' incombenza di render conto a qualche assenza di troppo
vi imbandisco la mia tavola, guastatori di feste,
anonimi servitori di server, consolidati gestori del mio patrimonio,
fallimentari esecutori di misere volontà testamentarie
di chi, a furor di popolo, non è ancora morto, fino a prova contraria
nonostante tutte le vostre prove a favore, sparse
come trabocchetti d' avanguardia sulla scena del crimine,
come prove inconfutabili della mia natura corruttibile.
E voi, vaghi nell' ombra, credete che il vostro prossimo non vi giudichi?
Su tastiere inutili a battere i denti, a masturbarvi reciprocamente
di convenevoli, fermo restando poi di pugnalarvi alle spalle
non appena levate i tacchi, spie.
Fino a dove vi siete spinti nella ricerca del colpevole?
Siete rimasti alla finestra o avete imbracciato
almeno una volta uno specchio?
Come un' arma d' incursione di massima?
Se rendessero pubblici i vostri di peccatucci, avreste ancora il coraggio
di uscire di casa? Giocare ad alimentare le paranoie di un paranoico
è senz' altro ultracontemporaneo, così chiunque lo faccia
si ritrova felicemente figlio di questo tempo di merda.
Merda da cui non nascono fiori ma carnefici felici di esserlo.
Convinti che stando da quella parte della ghigliottina
non potrà mai capitar loro di perdere il collo, poveri illusi.
Ma forse è solo la paranoia che mi fa scrivere così
devo trovare la lucidità di distinguere tra buoni e cattivi.
Frequentare i buoni, evitare i cattivi, come generale linea di condotta.
Ho una mente fantasiosa.
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