Se non parlo con te a chi rivolgerò le mie parole gravide?
No, non posso aspettare ancora che cada ancora la pioggia
sulla mia tastiera impolverata di nuovo
per simulare un dialogo di risacche perpendicolari, contrastate
a sbalzo su certi cordiali vertigini di pozzanghere
in cui si specchiano bramose dei tuoi occhi
le stesse nuvole che tu ora guardi, cercandomi un poco.
E' l'illusione che solo tu possa capirmi e lo voglia
che vaglia questo cenacolo di lettere a cui ora m'inchiodo
alla luce che taglia di sbieco il sentimento che tuttora ti provo
di una santa ragione in ginocchio.
Per dirti di non lasciarmi a parlare da solo
come quando ardevo al fuoco sospinto
di un desiderio di rogo che come a vento
mi trascinava su sentieri d'innesco
dove i pensieri mandavano in cenere
la norma per cui aver fede
mi rendeva degno di crederti, nonostante i tuoi silenzi d'alcova.
Qui, seduto in un angolo, davanti ad un monitor, a labbra conserte.
Vedi, capisci bene anche tu che sciogliere il nodo è impossibile
per dita come le mie o le tue
così cedevoli al ricatto della pelle sottile, dei crateri lunari,
dei ricci corvini. Delta di Venere, dea delle malelingue che sfociano
in preghiere blasfeme pur di assicurarsi un posto a bordo patibolo,
con le vene trasparenti che pulsano liquide, ancora in vita.
Mi è capitato di leggere alcuni passi di uno scrittore da Instagram
con tanto di corredo di foto spicciole
in cui per sembrare più bello toglie le virgole alle pose, ai ghigni
ai sestrieri dei suoi mille e più profili.
Ecco tu non confondermi con chi per apparire
venderebbe l'anima a Zuckerberg.
Compi lo sforzo di riconoscere la natura singola e uniforme,
iconoclastica scalza, della mia bruttezza originale, che a dir si compie.
Senza filtri. Forse è per gente così che non scriverò mai in prosa.
Pensavo, sciocco e roso d'invidia.
Ma a ben guardare la mia spanna si articola
su altre clavicole tipo: il desiderio ossuto di te:
scegli tu la forma d'assumere, io mi arrendo all'evidenza strategica
dei fatti incompiuti, balzati in testa alle classifiche.
(Hai voluto la bicicletta? Adesso pedali! Si ma che sia un tandem).
Moglie, amante, amica, madre, sorella, figlia, anche le briciole.
Purchè giunga ciò che amo e finalmente mi uccida.
Per rinascere val bene morirne.
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