Pubblicato il 04/08/2019 20:43:44
Come stavo comodo seduto sulla poltrona a scrivere poesie per te.
Infedele alla mia passione il coltello lo affondava affondo.
Ferite.
Piaghe aperte. Stimmate profonde della mia mente.
Memore delle tue acide parole che calano nel mio cuore sopra i capricci delle notti insonni. Quanti pensieri ipocriti.
Che disinganni.
Curvo nel silenzio attendo la tua ultima sentenza.
La mia anima sorella, sorridendo bisbiglia: uscirà dalla sua bocca il tuono. Dai suoi occhi i fulmini e dirà: il tuo povero cervello chi l’ha portato via?
Non verserò più lacrime per le tue parole.
Pieno di sogni affronterò la vita che non posso averla dimenticata.
Solo i casti, i morali fino all'ultimo respiro imiteranno con gli atti schivi le tue amare parole.
Non sgorgheranno inutili lacrime nel cielo che non ha mai notte.
Preso dal bisogno ardente di un po’ di refrigerio a frotte le idee ronzano e abbagliato dai miei più dolci ricordi, ne guardo il viso.
Che rottura, lacrimare per chi non ha mai un sorriso.
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Francesco Rossi, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|