Correre dovrà il femmineo tempo
affinché tu divenga palpito antico,
slegante quei lacci d’un sentimento,
d’aspetto già sensuale e trascendente.
Svanire non desidera, la sobrietà
d’un vivere che solleva le mura
della discordia, segnando nell’anima,
avida di sensi, un confine latente.
Arduo il rammentar intimità trascorse,
nel disperato, ambito piacer d'affetto,
per stupido orgoglio al tuo trepidante
cuore, sempre ed ottusamente celato.
Or m'appresto, con prudente timidezza,
l’essenza ridisegnar nel futuro,
quando un'aulica intesa di rari sensi,
nell’intimo, la passione risveglierà.
Scopro la vitrea prigione d'un vuoto,
ormai lasciato da un'assenza scoperta,
che sfiora il ricordo d'un tenero volto
appartenente per sempre all'eternità.
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