Pubblicato il 27/06/2020 12:30:29
Un tronco scavato il tuo volto lo zigomo che segnava il tempo la voce che tornava al passato la gloria nascosta di quei versi.
Foste un campo di fiori selvaggi un erba spuntata a spaccare le pietre ad aprire i sepolcri dei tempi alla luce di un tempo oltre il tempo fino all'Origine.
Ma che cosa rimase del tuo corpo di fame? La carne che fu il segmento più scuro del segno il ritmo del verso, il timbro nell'occhio che di visione in visione si espanse sull'universo
ora non sembrava altro che un rito scarno nella spoliazione dei rami nuda parola riversa nel forno ghigno d'un destino di morti.
Eppure ancora ti stacchi dal cielo dei morti, eppure nulla è per sempre sepolto con il respiro di pietra. Un lampo, una luce, una voce: ancora tu sei.
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