Pubblicato il 31/12/2010 08:45:33
Danzo la giava dell’inquietudine. I miei sguardi dall’universo desolato della mia solitudine ti colpiscono come infuocati dardi in questi giorni mestamente muti e sordi.
Vorticano al passo di fremente danza i miei veli, ammantano di lutto i tuoi feriti pensieri.
Oltre ogni vicinanza inesorabile l’infinita, incolmabile distanza. E tutto diviene cena di beffa, follia e ipocrisia nella sera invernale abbrunata dalla nostra malinconia.
Frastuono nell’inganno della torre di Babele odi il mio disperato grido nell’assordante, rassegnato silenzio d’interminabili, oscure sere.
Eccomi, sul palcoscenico vuoto disincantata Salomè.
Cala il sipario il pubblico va via. Ho perduto anche Te nel male di vivere della mia tenebrosa frenesia .
Mi celo dietro le quinte dei miei tramontati sogni.
Stella mia lontana, all’ultimo passo di giava non saprai mai fra lacrime di fuoco e pietrificata lava quanto infinitamente nel rimpianto io T’agogni.
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