Pubblicato il 12/01/2011 14:24:15
Nella linea all’orizzonte indaco dove il cielo abbraccia dolce il mare volgi lo sguardo stanco. Alla deriva del dolore strenua resistenza per non naufragare. Tu, indomito soldato bianco in alto lo stendardo d’indomito coraggio.
Nel bacio di commiato della notte al mattino procedi verso il tuo destino.
Nel viaggio verso l’ignoto domani, la selva serena di amiche mani protese.
Nella danza dell’alba dalle lacrime di rugiada, nel sospiro candido dell’alba s’apre la tua strada.
Lo svincolo della tangenziale, uscita Milano.
Nell’aurora d’una mattina irreale d’un giorno anonimo di cinigia.
Lontano, sempre più distante.
La valigia dell’umano calvario sempre più pesante.
La speranza si tinge d’un femmineo sguardo di giada, il minuto angelo ti siede accanto dolce, il cuore un palpiti di tenerezza indulge.
La speranza si colora delle candide pareti d’un ospedale nella tenace, eroica lotta di chi soffre in silenzio nella livida ora.
E contro il Moloch sanguinario della malattia Non smette di lottare Non abbassa il capo con rassegnata resa.
La vita all’enigma del divenire sospesa, alla conquista d’un anelito di vita.
Stilla la febbrile attesa dalle carezze del vento di gennaio. Risplende l’arcobaleno di speme infinita nelle gemme precoci di sospirata primavera che nel tuo fiero sorriso di resistente tenacemente rifulge.
A chi tenacemente lotta contro la malattia. A chi lottava. Alla memoria di mio padre.
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