Ho preso in prestito i tarassachi,
per farmi una corona nuova;
calendule, per accendere i cieli
di tutti i miei soli nascosti...
Ho preso in prestito il vento,
per spargere nuovi semi di passione,
il suono dei rami
per farmi di musica nuova.
Ho presto in prestito la leggerezza,
per fare molta strada
e stare in ogni luogo,
con le scarpe allacciate
e il mio berretto di lana.
Ho preso in prestito la follia,
per difendermi dall'illusione
del tempo,
dalle cacofonie assordanti
che assassinano il Verbo
e bere nuove trasparenze
dal fiume limpido della vacuità.
Perciò ho preso in prestito l'acqua,
per fluire ai bordi esterni dei misteri,
il fuoco, per ardere la legna bagnata,
la terra, per ancorarmi all'umiltà
e alla forza della pazienza.
E soprattutto,
ho preso in prestito me,
certa di non non restituirmi mai più
a un mondo accattone, ubriaco di bugie.
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