Pubblicato il 07/04/2011 14:38:21
Dilegua la notte nel primo baluginio di luci.
Il primo mattino mi parla di Te, che nel mondo onirico passeggi come un bimbo smarrito, vegliato distanza dal mio sguardo attento, intenerito.
E la primavera in lieve passo nel faggio gemmato danza.
Attorno a me Nell’aria silente una selva di voci.
Gorgheggia in cascata d’argento il chiurlo e del dolore acquieta il remoto urlo.
S’innalza un soave concerto nell’alba di primavera al cuore vicino.
Si desta la speranza nell’occhieggiare fioco d’una stella del mattino.
Risponde in melodioso contrappunto l’usignolo dal cipresso, in virtuoso , malinconico assolo, e il passato torna in un istante, nel fluire mormorante a un dipresso.
Il Ricordo incede struggente, guarda con la purezza d’un fanciullo, accorre da lontano.
S’avvicina irruente, dolcemente mi sorride, prendendomi per mano.
Dalla selva della memoria il primo movimento, dolce il risveglio di primavera in armonioso concento.
Di merli ed allodole gioioso l’intermezzo eloquente più d’inutili parole.
Dal bosco s’ode poi il maestoso finale, e tutto è dolce carezza nell’alba dalla quiete celestiale.
Il mattino nell’emozionante canto, Amor mio mi sussurra di noi.
Spettatrice muta ed assorta eesto in veglia palpita emozionato in contemplazione il mio cuore, tenace in ascolto.
E giunge da levante il bacio radioso dell’aurora vermiglia.
E la sinfonia si compie nel tempo immoto ed arcano, una fola di vento m’accarezza piano….
Non sei lontano nel mormorio dello zefiro il tenero tepore della tua mano.
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