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Prigioniera di Medea

di Marina Pacifici
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Pubblicato il 11/06/2011 10:16:48

Una dimora dimenticata
nella tenebra asfissiante della follia.

Nello sguardo di Medea dilagava
furente ed inesorabile
l’incendio d’apocalisse
della schizofrenia.

Ognuno sentiva
i richiami e le invocazioni d’aiuto
d’una bambina,
ognuno voltando lo sguardo
l’inconsapevolezza simulava.

Ciascuno omertoso
si fingeva sordo
nel silenzio colpevole e muto,
cancellava correo con mano
crudele dal viso infantile
il sorriso nel terrore perduto.

Calava il tragico sipario
nel colore scarlatto di sangue
sulla fanciullezza rubata,
dell’indifferenza carnefice
la fatale cortina
sul respiro soffocato d’una bambina.
Ed il cuore
nella Rimembranza d’anni infernali
ancora indugia e langue
nelle notti arse d’insonnia
e di solitudini abissali.

Entro le arcigne mura
la dolente prigionia
una bambina senza voce
ostaggio indifeso della materna schizofrenia..

Prigioniera di Medea
forgiando in lacrime ed infantili sogni infranti
l’armatura argentea di Pentesilea.

Estemporaneo paradiso
i tuoi passi notturni,
nel cuore mio ancora li sento
effonde il vento della nostalgia
il profumo rimpianto d’azzurri viburni.

Ma Tu
più non torni…

Le carezze tue
profumavano di viole
era no il mio respiro di ridenti boschi,
luce di conforto e di Speranza
all’oscuro tormento dei miei giorni cupi e foschi
nei tuoi anelati ritorni.

Il mio rifugio
fra le tue braccia
la mia Libertà.

Rondine smarrita
volavo a sera
mio angelo sospirato,
Tu
la mia fragranza di primavera
che più non tornerà.

Ora l’immensa dimora
langue nel quieto silenzio
incombe implacabile la Memoria
dal sapore d’assenzio
della solitaria e malinconica mia ora.

All’alba
sei volato via
rapito dal rogo devastante della malattia.

Il mio cuore dal dolore arso,
a cercare le tue orme
sul sentiero dei Ricordi
d’amare mie lacrime cosparso.

Ed ancora mi smarrisco
nel tiepido incanto del Tuo abbraccio
mia scarlatta rosa
al giardino in abbandono del mio cuore
strappata crudelmente in maggio.

Ma è solo la carezza evanescente del Ricordo.

Dolente Euridice
resto nel regno d’ombra e Memoria
nella dimora delle Tenebre
vestale e depositaria della Rimembranza fatale.

Alla luce balenante d’un perduto
lontano Amore,
avvinta dal manto invincibile
del disincanto e del dolore
plumbeo e sordo

alla voce tenera che implora
del palpitante e fremente cuore
che vive e s’illumina
della cometa amorevole tuo radioso ricordo.


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