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Rem tene, verba sequentur

di Marina Pacifici
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Pubblicato il 18/07/2011 09:41:33

Nei meandri dell’inconscio
le quinte della cultura
le segrete del sapere.

Il fascino misterioso dell’excursus.

Estasi mentale,
dotta disquisizione,
dell’intelletto sublimato il sorprendere,
la folgore della conoscenza
a dar fiaccola di speranza
alla più cupa e precaria esistenza.

Ed eccoci nella dissonanza
nell’ensemble di stridente polifonia,
oltre ogni distanza
l’assolo della poesia,
reduce dalla tormenta della malinconia.


Rem tene, verba sequentur.

Ci si smarrisce nel gioco delle maschere
nei riverberi abbacinanti
di luce negli specchi.


Comparse, mercenari o figuranti
nella metamorfosi del verso
nell’inganno della rima
nel mare della lirica

a scrivere della parola
scaturita nell’anima la fiamma purificatrice
della Poesia,
l’ultima o la prima.

Ode, canto, sonetto,
verso libero
o psicotica eresia.

Canto orfico o elegia,
tenebrosa saggezza o sibillina follia.

Chi pensate che il Poeta sia?

Saggio,
millantatore,
ergastolano
o figlio dimenticato
della contemporanea schizofrenia?

Ci si finge Prometeo
ed il fuoco si ruba
agli dei
nel severo ed arcigno sguardo d’Ecuba
l’incenerirsi d’anni silenti e rei.

Ilio in assedio,
la civiltà al rogo,
via, l’ebbrezza
la frenesia d’un dissennato
ipnotico gioco delle parti,
dormi, sogna, Intramontabile fanciullo,
nell’incubo del giorno non destarti.

La danza in costume
la rievocazione storica del verso,
l’assolo di solitudine
davanti al bicchiere vuoto
il ghigno perfido
riflesso nello specchio
d’un riso amaro
nato già vecchio.

Ebbri di solitudine
febbricitanti d’inquieta rabbia,
si procede,
spento ed oscurato l’antico faro.

Le illusioni crollano
all’alba
come infantili castelli di sabbia.

Sospirando un giorno diverso
un destino meno cinico ed avverso,
scrivendo l’ultimo verso….

Dispiegando le ali
nel pindarico audace volo
d’Icaro il sognatore,
il visionario
il Poeta,
… fremito d’ali dell’esistere nel palpito di vita del verso….

Il canto di Libertà:
la commedia degli errori
troppo rumore per nulla

apologia del diverso
che alla deriva dell’esistere
fuori dal coro
nel male di vivere si annulla.


"Il poeta è un fingitore. Finge a tal punto che diviene dolore, il dolore che davvero sente." F. Pessoa

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