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Nove poesie inedite


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 31/10/2011 12:00:00

A QUALE INCONTRO, A QUALE INVITO

 

A quale incontro, a quale invito chiami

nella tua prospettiva d’ombra, nella tua finzione,

viale perfetto e certo, sogno di un’anima?

 

Forse ancora ci appartieni, ci riconosci

nella forma con cui ci attendi, nella distesa

con cui vezzeggi ritorno e mondo in fede saldissima.

 

Nel frullo che appena scorgiamo tu mostri

la pazienza dell’albero e il coro ora sommesso

ora pieno delle ali e dei rami in pio divenire.

 

A non recedere, allora, a non mancare

per questa preghiera, in questa immagine

provenendo da un eco, dell’acqua

e dell’amore all’occhio nel mistero tu parli.

 

 

AL TEMPO, PER SUPPLICA

        qui disponendo

 

Io non prego te, Amore: ma il tempo

che a ogni passo nel respiro io manco

mentre più forte e partecipe avanzo, al desiderio

di lei giammai bastevole o stanco.

 

Che il letto sia il campo dovuto

dove il mistero fatta l’anima compie

nel ritorno la perfezione dell’acino

che si offre alla rottura del tralcio.

 

Qui, dove da corpi in abbraccio

un uomo e una donna mi han concepito,

a loro io torni, nella forma e nel senso

 

dell’albero, ché verso il Padre glorificando

e mietendo, ad uno stesso fremito di vita

e di morte giacendo noi siamo chiamati.

 

 

STAZIONE DI TRASTEVERE

        campo del sangue

 

Perché ti giri, e ci guardi ora

che tutto hai deciso, ora

che il tuo cuore rallenta

fino a fermarsi a battiti trenta?

 

Vorresti forse scambiare la parte,

provare tu ad esser salvato

voltando il passo ad una bocca spergiura?

 

E scrivere adesso, sempre più forte:

“…è stato Giuda a portare alla morte”.

 

 

E42

 

Non capire che quest’amore che hai,

quest’amore che sei, non sei tu

ma è Lui che in Sé è a Te, apparendo

e muovendosi nella tua luce più alta.

 

Il male urla forte ma la speranza urla

 ancora più forte”- s’alza stridendo

 dai polsi la nuova Roma- già rovistando,

già piegando tra i pensieri e gli scarti

 i suoi vecchi- insieme a Te colpiti

casa e pensione ai figli.

 

 

VIA VITELLIA

 

Come voli basso, come Ti rendi

alla terra sfiorando i balconi.

 

Ci dici, forse, che non è

ancora il tempo della salita

pur ora che all’imbrunire risalgono

i passi di questo Venerdì Santo presso gli altari.

 

Non è adesso quel tempo

mentre nuovi fiori si ricompongono agli occhi

due giorni al sepolcro prima che rompano.


 

PIAZZA SONNINO

 

I demoni di ieri, i demoni di oggi,

non lottare, dài al tuo cuore giusto pensiero,

giusta anima e il riflesso in voce

del tuo bene,

                     volto in schiera

alla terra con gli altri, amore d’oro

che ci ridona alle arcate- nudi per Lui intonando.

 

 

PIAZZA DELLA ROVERE

 

Ma Tu vuoi da noi la forza

che rompe, che nell’amore

testimoni al Figlio il piccolo giglio

che abita il mondo e Te, grazie a Te,

 

il nostro essere corpo e casa e Tevere

nella luce che affluisce alle ombre,

il nostro incanto comunque

quando sospesa si gioca la vita.

 

 

LA SOSTA

 

Quanti fiori per noi morti,

quante attese che non verranno ripagate

per incostante - o scacciata -

misericordia: di nuovo nell’edema,

senza più Te, che ci facesti Adamo.

 

 

TERRA VECCHIA

 

E Sei due

o tre nella penombra

con cui ci accogli

e ci restituisci - in attesa

da mulattiere e declivi -

ognuno per l’occhio dell’altro

respiro, venendo dalle nuvole alte.

 

Fara San Martino (Chieti), settembre 2009



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