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Prati della memoria - inedito in Italia


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 07/01/2013 12:00:00

 

Vado in un prato.

Il mondo ha un peso di presagio.

 

Se cammino o sogno

è perché attraverso giorni senza oblio.

Perché in me si equilibrano

lo spazio e il suo affanno d’ombra o fiore,

e intorno a me le cose

brillano intensamente interminabili,

ognuna occupando la perfezione desiderata

nel vento di aprile.

 

Se cammino o parlo

è perché la distanza mi chiama alla sua memoria,

e la morte si allontana dalle cose

ricordate più diafane.

 

Questo è il segreto di coloro che sempre avanzano

attraverso un prato, sognandolo, come se non  morissero.

Ogni passo che danno crea un azzurro e una foglia,

irrevocabilmente vivi, come le loro fiamme.

 

Se guardano, nasce l’aria

più trasparente e alta e desiderata.

E quando parlano del mare

si ode un fiume nel fondo

di tutto ciò che è guardato dall’uomo.

 

Se si trattengono, cade la notte

come un dado che mostra

la faccia oscura del mondo,

e il firmamento estende

i suoi ámbiti di marmo

sopra l’aria silenziosa.

 

Vado in un prato, ed ogni passo

possiede e crea latitudini di pioggia.

 

Se gli corro attraverso,

lui esiste e mi chiama

ad esistere nel diafano.

Perché è un prato il giorno

più chiaro dell’infanzia,

che mai si termina di percorrere.

In lui tutte le cose

perfettamente vive come lampade,

si illuminano sole, trattenute

negli occhi che volano.

 

Se cammino so che le cose più vive

camminando con me si fanno interminabili,

ritornano trasparenti

come ciò che non termina.

 

Questo è il segreto

di quel che è stupito,

dell’eterno e del rapido,

del patto inesauribile

delle cose del mondo

con i mondi del sogno.

 

Se io cammino è perchè

entrambi i mondi mi chiamano.

 

(traduzione di Tomaso Pieragnolo e Rosa Gallitelli; tratto dal libro "Suma de claridades", 1989)

 

 

PRADOS DE LA MEMORIA

 

Voy por un prado.

El mundo tiene un peso de presagio.

 

Si yo camino y sueño

es porque cruzo días sin olvido.

Porque en mí se equilibran

el espacio y su afán de sombra o flor,

y en torno a mí las cosas

lucen intensamente interminables,

cada una ocupando la perfección deseada

entre el viento de abril.

 

Si yo camino y hablo

es porque la distancia me llama a su memoria,

y la muerte se aleja de las cosas

recordadas más diáfanas.

 

Éste es el secreto de los que siempre avanzan

por un prado, soñándolo, como si no murieran.

Cada paso que dan crea un azul y una hoja,

irrevocablemente vivos, como sus llamas.

 

Si miran, nace el aire

más transparente y alto y deseado.

Y cuando hablan del mar

se oye un río en el fondo

de todo lo mirado por el hombre.

 

Si se detienen, cae la noche

como un dado que da

la cara oscura al mundo,

y el firmamento extiende

sus ámbitos de mármol

sobre el aire silente.

 

Voy por un prado, y cada paso

tiene y crea latitudes de lluvia.

 

Si yo corro por él,

él existe y me llama

a existir en lo diáfano.

Porque es un prado el día

más claro de la infancia,

que nunca se termina de recorrer.

En él todas las cosas

perfectamente vivas como lámparas,

se iluminan a solas, detenidas

en los ojos que vuelan.

 

Si yo camino sé que las cosas más vivas

conmigo caminando se hacen interminables,

se tornan transparentes

como lo que no cesa.

 

Éste es el secreto

de lo maravillado,

de lo eterno y lo rápido,

del pacto inagotable

de las cosas del mundo

con los mundos del sueño.

 

Si yo camino es porque

ambos mundos me llaman.

 

 

 

In Italia di Laureano Albán sono stati pubblicati i libri Gli infimi crepuscoli (Via del Vento 2010) e la prima antologia bilingue italiana Poesie imperdonabili (Passigli 2011) entrambi a cura e traduzione di Tomaso Pieragnolo.

 

 

 


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