Pubblicato il 13/03/2016 20:00:00
La città di domenica sul tardi quando c'è pace ma una radio geme tra le sue moli cieche dalle sue viscere interite e a chi va nel crepaccio di una via tagliata netta tra le banche arriva dolce fino allo spasimo l'umano appiattato nelle sue chiaviche e nei suoi ammezzati, tregua, sì, eppure uno, la fronte sull'asfalto, muore tra poca gente stranita che indugia e si fa attorno all'infortunio, e noi si è qui o per destino o casualmente insieme tu ed io, mia compagna di poche ore, in questa sfera impazzita sotto la spada a doppio filo del giudizio o della remissione, vita fedele alla vita tutto questo che le è cresciuto in seno dove va, mi chiedo, discende o sale a sbalzi verso il suo principio... sebbene non importi, sebbene sia la nostra vita e basta.
[ Da "Su fondamenti invisibili" ]
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