LXII. La signorina Richmond ci racconta la vera storia di Tralalà
1.
Eccola lì che
si alza e si abbassa
entra e esce
senza accorgersene
nessuno se ne accorge
hai visto cosa hai fatto
qualcuno sussurra
davanti a quello spettacolo
così inconsueto
e proprio in quel momento
comincia a volare in alto
una nuvola viola
venuta dal mare
non sarà mica amara
temono i presenti
velenosa micidiale polluzione
la catastrofe sempre in agguato
è evocata ma niente
di male accade
per questa volta almeno e
tutti tornano ai loro posti
la nuvola non c’è più
c’è un bel sole lassù
buono per andare a pescare
2.
Com’è che adesso non
c’è più niente da
creare o benedire
con bandiere o infrangendosi
ci chiediamo sotto il diluvio
sternutendo interminabile
ma a un tratto ecco la lepre
saltare con tutte le forze
infilarsi nel buco perpetuo
inseguita da tanti
accidenti pensò disse
la storia non ha futuro
correva a perdifiato
non si fermava mai
scompare nella nebbia
pozzanghere notte
anche interminabile tutto
era chiaro fin dal principio
scontato imprevedibile e così
quando arrivarono coi neri mantelli
era uscita dall’altra porta
era andata dall’altra parte
era partita da poco
da appena un sec
3.
Non è roba che si mangia
ma qualcuno che
visto passare
tutti quei
insipidi e insistenti e
sembrava che non
finisse mai di
poi basta e ecco
adesso la mano
che si stende fino a
toccare dov’è
più molle e sente
ridere dietro le
righe rosse
e blu se
il cancello si aprisse
a un segnale invisibile
e si apre proprio
ma proprio in quel momento
l’imprevedibile accade
accade l’indicibile
cade dalle scale e quasi
si fa male ma
il bello deve ancora venire
4.
Prima o poi lo incontrò
lo rivide sporgendosi
grande colorato sporco di
rosso a capofitto come
un lampo prima del
prossimo volo uscire
da un cartello murale
in carne muscoli ossa
poi ci siamo chiesti chi
aspettava all’alba lì
dietro la banca
senza muovere l’anca
non c’era da aspettarsi
niente da una giornata che
cominciava così
con l’urlo della sirena
poi si mettono a sparare
scappare arrivano gridano
tutti corrono di qua
di là lamenti sanguina
speriamo almeno che tutto
finisca presto o
tardi tanto io qua
non ci torno mai più
[ da Le avventure della signorina Richmond e Blackout - poesie complete, volume secondo (1972 - 1989), Derive Approdi ]