Quel luogo
Esplose l'estate sulle spalle dei bambini,
sebbene miracoli facevano le altalene
e salmi intonava la brezza.
Quell'estate, dal margine
di un luogo distante se non stravagante,
giunse il basso, risoluto muggito del drago.
Una bimba, certo, non poteva distinguere quel fiabesco muggito
o la coda serpentina accanto ai suoi piedi,
avviluppata come un tubo
fra cardi e asclepiadi.
Né poteva distinguere
il bianco candido dell'osso che spuntava dalla sabbiera
simile a ragguardevole artiglio
o una vanga.
Non con il sole alto, fra un gioco e l'altro.
E di certo non in età di amori estivi
e root beer.
Eppure al tramonto quando la nebbia si alza,
densa e impregnata,
come se qualcosa di ignoto ardesse in lontananza,
laggiù,
(là dove taluni videro due occhi
- chiari come la luna d'ottobre
lampeggiare)
una bimba apprese
il significato dell'autunno.
Quell'agosto, due settimane prima dell'inizio della scuola,
alcuni bimbi andarono laggiù, in quel luogo
e mai più fecero ritorno.
(Frammento senza titolo)
Ci sono soltanto una nera recinzione
un bianco campo e un fienile di Wyeth rosso.
Miasmi di rabbia offuscano l'aria.
Calano corvi di pioggia settembrina.
Dicono vi abiti un folle eremita
che parla da solo e con le marmotte.
Ma è sparito. Senza motivo. Senza senso.
Un giorno si è allontanato così,
oltre le cipolle, oltre la recinzione.
Addio lettere. Addio amore.
Troia non è altro che
un dito nero di carbone
congelato nel lago ghiacciato.
E vicino dove il gufo osserva
e il vecchio orso sogna,
il parapetto del ricordo crolla distrutto
trascinando il cielo con sé.
(Frammento senza titolo)
Poco è il conforto
per coloro che soffrono
quando i pensieri vagano
e le pareti cambiano
e questo nostro grande mondo blu
sembra una casa di foglie
un attimo prima del vento.
[ da Casa di Foglie, Mark Z. Danielewski, 66thand2nd, traduzione di Sara Reggiani, Leonardo Taiuti | Romanzo (Letteratura Ergodica) ]