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I muscoli del vento (otto poesie inedite)


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 11/04/2011 12:00:00

[ Estratte dalla raccolta inedita I muscoli del vento ]

*

Chiaro il resto

  

Curve su per la collina poi in cima

l’ordine di un disegno, la casa

sembra un cerotto messo sul prato.

Distratto, il viso

prestato al paesaggio

lì davanti a meravigliarsi dei giorni

e ferito dai giorni non sa

la trincea segreta di ogni notte

ogni notte più scura.

 

Così chiaro il resto,

sul monte appena distante

il valzer nemico

inizia in un istante.

 

Sì, arrivano,

non c’è tempo,

la piastrina smetterà

di ricucire il sangue.

 

L’uomo è preparato a questo.

È quel che pensavo

ciò che amo e lo riconosco.

 

 

 

Dei corpi andati

  

Li corteggiano zanzare

sotto stelle dicono

esagerate. Funziona così da sempre

eppure ai più di loro

sembrano i primi capitati

precipizî del cielo. Guardate

che è l’economia del cielo

- racconta uno di loro, più esperto.

Che anatomia hanno - mi domando -

questi corpi andati? Ed è

per caso

che succede? E per brillare sempre

che nomi perduti avevano?

 

Inchiodàti all’asfalto, a pancia in su,

non dimentichiamoci: domani sole,

danno ancora sole.

 

 

 

Al parcheggio del Castorama

  

Presto diventerà il Self, mi dicono.

Io non lo trovo il posto, al buio.

Dell’insegna incelofanata non sapevo.

 

Avanti e indietro, niente.

Poi l’abito della sua voce

l’annuncio

fino alla febbre e trovarlo

in torace e mani.

Poi ho capito, ecco.

 

Quando finalmente nel parcheggio

per decollare prendiamo fiato

e toccandoci le ali ci diciamo

che è così che andremo lontano

mi fa capire mezz’ora più tardi

che si respira male qui. Sì

e oltre l’affanno di due respiri

nessuna intenzione di riprovare

il volo. Così due colombe vanno via

in finta pace con la parola del Signore.

 

 

 

Le frasi con l’inverno

  

Non sono rivolte al pianto

le frasi venute con l’inverno.

Non è mica la rugiada col verde

in una primavera battuta

dal vento.

Le frasi con l’inverno

non vengono a fior di pelle

ma chiuse intorno a un nome

si fermano alla lettera iniziale

senza aria di distrazione. L’inizio

che torna e ritorna e l’inizio

è un sorriso, sempre.

 

 

 

Dedica a Cipo

  

Era bello scrivere lettere

mandare lontano una verità bianca

mandarne anche una sola nella lontananza

bianca di nebbia, con dentro una cascina

ancora com’era,

Emanuele,

adesso che chiediamo

del nostro stesso sapore,

che ci chiamano l'uomo nero e altri scavi

mentre una sciopetada

nella storia di una domenica mattina

apre ancora la caccia al rifugio umido

che veste le inferriate.

 

 

 

Solo virgole

  

Il giorno è leggero, davvero

siamo giudicati, lo siamo già stati,

da un vuoto di tempo. È così,

non pesa più il verbo,

cancellato dai giorni.

Già orfani di frasi,

solo virgole.

 

 

 

A futura memoria

 

… ma il Signore non era nel vento.

1 RE 19, 11-13

 

Sgrida ogni cosa, fumando

la sua storia annerisce in cortile. Hai visto,

con la cenere fra i capelli l’adolescente mi porta via.

Cermenate, una croce d’asfalto, nell’occhio nuota

un’altra Milano, un’altra volta: gìrati indietro,

è stato un destino veloce e due con i cani e la pioggia,

le ragioni piovute dopo

il vento consumato, quelle scarpe smangiate

dentro noi vecchi. Veniamoci incontro

lungo il marciapiede il cielo si stringe

è felice, non ha opinione, scelta.

Rimettili al vento i nostri debiti.

 

 

 

Il mio amico di passaggio

  

Ha qualcosa per bocca

e più a sud del suo sud

gira scambiando per buio

l’ombra del mondo che passa.

 

In quel nero

si passeggia intorno,

tira un calcio.

 

Di quel nero

fa bandiera

la sventola

la ripone.



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