[ Estratte dalla raccolta inedita I muscoli del vento ]
*
Chiaro il resto
Curve su per la collina poi in cima
l’ordine di un disegno, la casa
sembra un cerotto messo sul prato.
Distratto, il viso
prestato al paesaggio
lì davanti a meravigliarsi dei giorni
e ferito dai giorni non sa
la trincea segreta di ogni notte
ogni notte più scura.
Così chiaro il resto,
sul monte appena distante
il valzer nemico
inizia in un istante.
Sì, arrivano,
non c’è tempo,
la piastrina smetterà
di ricucire il sangue.
L’uomo è preparato a questo.
È quel che pensavo
ciò che amo e lo riconosco.
Dei corpi andati
Li corteggiano zanzare
sotto stelle dicono
esagerate. Funziona così da sempre
eppure ai più di loro
sembrano i primi capitati
precipizî del cielo. Guardate
che è l’economia del cielo
- racconta uno di loro, più esperto.
Che anatomia hanno - mi domando -
questi corpi andati? Ed è
per caso
che succede? E per brillare sempre
che nomi perduti avevano?
Inchiodàti all’asfalto, a pancia in su,
non dimentichiamoci: domani sole,
danno ancora sole.
Al parcheggio del Castorama
Presto diventerà il Self, mi dicono.
Io non lo trovo il posto, al buio.
Dell’insegna incelofanata non sapevo.
Avanti e indietro, niente.
Poi l’abito della sua voce
l’annuncio
fino alla febbre e trovarlo
in torace e mani.
Poi ho capito, ecco.
Quando finalmente nel parcheggio
per decollare prendiamo fiato
e toccandoci le ali ci diciamo
che è così che andremo lontano
mi fa capire mezz’ora più tardi
che si respira male qui. Sì
e oltre l’affanno di due respiri
nessuna intenzione di riprovare
il volo. Così due colombe vanno via
in finta pace con la parola del Signore.
Le frasi con l’inverno
Non sono rivolte al pianto
le frasi venute con l’inverno.
Non è mica la rugiada col verde
in una primavera battuta
dal vento.
Le frasi con l’inverno
non vengono a fior di pelle
ma chiuse intorno a un nome
si fermano alla lettera iniziale
senza aria di distrazione. L’inizio
che torna e ritorna e l’inizio
è un sorriso, sempre.
Dedica a Cipo
Era bello scrivere lettere
mandare lontano una verità bianca
mandarne anche una sola nella lontananza
bianca di nebbia, con dentro una cascina
ancora com’era,
Emanuele,
adesso che chiediamo
del nostro stesso sapore,
che ci chiamano l'uomo nero e altri scavi
mentre una sciopetada
nella storia di una domenica mattina
apre ancora la caccia al rifugio umido
che veste le inferriate.
Solo virgole
Il giorno è leggero, davvero
siamo giudicati, lo siamo già stati,
da un vuoto di tempo. È così,
non pesa più il verbo,
cancellato dai giorni.
Già orfani di frasi,
solo virgole.
A futura memoria
… ma il Signore non era nel vento.
1 RE 19, 11-13
Sgrida ogni cosa, fumando
la sua storia annerisce in cortile. Hai visto,
con la cenere fra i capelli l’adolescente mi porta via.
Cermenate, una croce d’asfalto, nell’occhio nuota
un’altra Milano, un’altra volta: gìrati indietro,
è stato un destino veloce e due con i cani e la pioggia,
le ragioni piovute dopo
il vento consumato, quelle scarpe smangiate
dentro noi vecchi. Veniamoci incontro
lungo il marciapiede il cielo si stringe
è felice, non ha opinione, scelta.
Rimettili al vento i nostri debiti.
Il mio amico di passaggio
Ha qualcosa per bocca
e più a sud del suo sud
gira scambiando per buio
l’ombra del mondo che passa.
In quel nero
si passeggia intorno,
tira un calcio.
Di quel nero
fa bandiera
la sventola
la ripone.