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Cineuropa News, Incontro a Cannes

Argomento: Cinema

Articolo di Gio-Ma 

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Pubblicato il 18/05/2017 09:32:10


CINEUROPA NEWS - INCONTRO A CANNES

“Puntiamo su film linguisticamente evoluti e con una visione contemporanea”

Intervista a Tommaso Bertani • Produttore
di Camillo De Marco
16/05/2017 -

Abbiamo incontrato il produttore italiano Tommaso Bertani, fondatore della Ring Film, selezionato per i Producers on the Move 2017 dell’European Film Promotion
Tommaso Bertani fondatore della Ring Film nel 2010.

Oltre a cortometraggi e video per Missoni, Bulgari, Vogue & Vespa, Pinacoteca Agnelli, Ring Film ha prodotto i documentari 'Il Solengo' di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, premiato al Torino Film Festival, 'DocLisboa' 2015, e 'The Challenge' di Yuri Ancarani, coprodotto da Arte France Cinéma, Premio speciale della giuria Ciné+ al Festival di Locarno 2016. Nel 2015 Tommaso Bertani ha prodotto anche un lungometraggio di fiction, 'Arianna', diretto dall’esordiente Carlo Lavagna. Il film ha ricevuto alle Giornate degli Autori - Venice Days il Premio Nuovo Imaie Talent Award e il FEDEORA per l’interpretazione della protagonista Ondina Quadri; il Prix du Jury Etudiants a Tolosa, l’Amilcar du Jury e du Jury Jeunes a Villerupt, il Globo d’Oro della stampa estera alla Migliore Attrice e lo Special Jury Prize al Dallas International Film Festival 2016. Le scelte produttive di Ring Film sono, come sottolinea a Cineuropa Tommaso Bertani, sono indirizzate a opere “linguisticamente evolute e con una visione contemporanea”.

Cineuropa: Quale nuovo progetto porti a Cannes all’appuntamento con i Producers on the Move dell’European Film Promotion?

Tommaso Bertani: Si tratta del nuovo film di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, registi del documentario Il Solengo che avevamo prodotto alla nascita di Ring Film. E’ intitolato Re Granchio. E’ una storia di migrazione, l’evoluzione di una fiaba in racconto filmico che si sposta dall’altra parte del mondo e si tramuta in leggenda. Si apre con una battaglia tra poeti “a braccio”, una tradizione del centro Italia, su un personaggio che ama una ragazza che gli è contesa dal Principe. Il film continua con Luciano, che alla fine del 1800 nel borgo di Vejano, nell’Alto Lazio, ubriacone e riottoso, combatte le regole della comunità. Però commette un crimine di troppo e viene esiliato dalla comunità, finendo in Patagonia, dove diventa un avventuriero in cerca del proprio destino, alla Lord Jim. Sulle tracce del tesoro di un brigantino affondato un secolo prima, la sua storia si sovrappone a quella di un biologo che studia i granchi. Diventa una discesa nell’ultramondo, un po’ come Dead Man di Jim Jarmusch, e alla fine vediamo i pescatori dell’Ushuaia di oggi raccontare la leggenda di Re Granchio, il loro protettore, naufragato con il suo tesoro secoli prima. Una vicenda in stile Roberto Bolaño, per la quale abbiamo già un coproduttore argentino mentre i cileni sono interessati con degli attori molto bravi.

Ring Film ha esordito con documentari per i quali si sono cercate collaborazioni all’estero. La nostra generazione è necessariamente permeata di esperienze estere. Tutti quelli che lavorano con Ring hanno avuto esperienze fuori dai confini italiani. Io stesso, Alessio Rigo in Argentina, Matteo Zoppis in America e Germania, Carlo Lavagna ha vissuto negli USA per anni. Pur essendo concentrati sulle energie che derivano dall’essere qui a Roma, è ampio lo sguardo e la voglia di comunicare e collaborare con persone, maestranze e audience estere. E’ una questione di identità. altrimenti parti senza capire dove vuoi andare. Anche 'Arianna', film completamente italiano, aveva un promo in inglese con cui abbiamo fatto una campagna di fund raising.

'Arianna', il film che vi ha rivelato,affronta temi non semplici come ermafroditismo e androginia. Avete avuto difficoltà nella ricerca di finanziamenti?

Eravamo tranquilli perché un problema spiazzante come quello dell’identità sessuale era trattato con delicatezza, senza essere di parte o “militante”. 'Arianna' è un film piccolo con un lungo lavoro di documentazione da parte del regista, che aveva lavorato in America con alcuni intersessuali per un documentario. A livello produttivo cerchiamo di fare film di interesse internazionale, seppure si pongono i soliti problemi: quello della lingua, del soggetto, del realismo. Con i progetti futuri affrontiamo temi che stanno più nella letteratura, nel racconto puro, temi universali. Il cinema vive grazie all’identità di lingue e di culture diverse, sostenute per fortuna da diversi fondi che finanziano l’audiovisivo. Bisogna trovare la strada per dialogare con questa realtà: da una parte con la pura focalizzazione del lavoro, con persone che vengono da altri Paesi. Dall’altra affrontando problemi come quelli della lingua, senza forzature o inverosimiglianze.

NEWS:

Paolo Sorrentino e Lenny Abrahamson per Pathé International
di Fabien Lemercier
15/05/2017 -

'Loro' e 'The Little Strangers' sbarcano nella line-up cannense, insieme a La Ch'tite famille di Dany Boon.

Dopo 'Youth', La grande bellezza e 'This Must Be The Place', Pathé International fa squadra per la quarta volta con la star dei cineasti italiani, Paolo Sorrentino, e avvierà sulla Croisette le prevendite del suo nuovo lungometraggio: Loro. Un film che il regista (sei volte in concorso a Cannes con un premio della Giuria nel 2008 e Oscar del miglior film straniero nel 2014) girerà quest’estate e che sarà incentrato su Silvio Berlusconi (che sarà incarnato da Toni Servillo, attore feticcio di Sorrentino) e la sua corte, su una sceneggiatura scritta da lui con Umberto Contarello e con la produzione di Indigo Film.

Avvio di prevendite anche per 'The Little Strangers', in pre-produzione e che sarà il sesto lungometraggio dell’irlandese Lenny Abrahamson dopo 'Adam & Paul', 'Garage', 'What Richard Did', 'Frank' e 'Room'. Il cast riunisce Domhnall Gleeson, Ruth Wilson e Will Poulter. La sceneggiatura firmata da Lucinda Coxon è un adattamento del romanzo omonimo di Sarah Waters (pubblicato in Francia con il titolo L'indésirable) e racconta la storia di un uomo, figlio di una domestica, che si è costruito una vita tranquilla e rispettabile come medico di campagna. Ma nell’estate del 1947, viene chiamato a visitare un paziente a Hundreds Hall, dove sua madre ha lavorato. Il dominio è di proprietà della famiglia Ayres da più di due secoli, ma è in declino e i suoi abitanti, padre, figlio e figlia, sono ossessionati da qualcosa di minaccioso... La produzione è garantita dal duo Gail Egan - Andrea Calderwood per Potboiler e da Ed Guiney per Element Pictures.

Al mercato cannense, Pathé International tratterà anche per la commedia La Ch'tite famille di Dany Boon le cui riprese si svolgeranno da fine maggio a inizio agosto. Il cineasta e attore torna nell’universo che gli era valso 20,49 milioni di entrate in Francia e 245 M$ di dollari di incasso nel mondo con 'Giù al Nord' (2008). Nel cast della sua nuova opera, il regista sarà affiancato da Laurence Arné Line Renaud, Valérie Bonneton, Guy Lecluyse, François Berléand e Pierre Richard.

La sceneggiatura sarà incentrata su un designer di moda a Parigi, proveniente da una famiglia operaia del Nord, e che nasconde con vergogna le sue origini... Ma sua madre viene apposta a Parigi, dal Nord, per festeggiare i suoi 80 anni e si porta dietro una famiglia di diseredati che hanno un’idea in testa... La produzione è guidata da Pathé Films Services e Les Productions Du Ch’timi.

Pathé International continuerà sulla Croisette anche a lavorare su alcuni film in post-produzione come l'enigmatico Les dés en sont jetés (nuovo titolo, già Mektoub is Mektoub) di Abdellatif Kechiche (articolo), Les Gardiennes di Xavier Beauvois, La promesse de l'aube di Eric Barbier (articolo), Le Brio di Yvan Attal e il documentario La quête d'Alain Ducasse di Gilles de Maistre, senza dimenticare in pre-produzione il progetto (ancora senza titolo) di biopic che dirigerà l’inglese Andrew Haigh sul compianto e fiammante creatore di moda Alexandre McQueen.

'Ismael's Ghosts' di Arnaud Desplechin CANNES 2017 Apertura/Fuori concorso
'Les Fantômes d'Ismaël': ragione e follia
di Fabien Lemercier 17/05/2017 -

CANNES 2017: Arnaud Desplechin si destreggia con virtuosismo in un groviglio di racconti per un’immersione vertiginosa e romantica degna dell’espressionismo astratto.

ESSAI:
Il tempo scorre come sabbia fra le dita di una donna seduta sulla spiaggia, e ricordi reali e immaginazione si intrecciano in mezzo alle cianfrusaglie di un sottotetto di famiglia che un uomo esplora illuminato da una lampada frontale. Queste due immagini, tra le tante altre incredibili che offre il nuovo film di Arnaud Desplechin, Les Fantômes d'Ismaël [+], svelato in apertura fuori concorso del 70° Festival di Cannes, non sono che alcuni dei molteplici fili attorno ai quali il cineasta tesse un’opera eccezionale che è anche una sorta di summa frammentata e di rivisitazione dei suoi temi prediletti.
Giocando con la temporalità e i generi al limite dello squilibrio, dove solo un maestro può avventurarsi senza rischiare di perdere lo spettatore, il regista francese si imbarca in un affascinante viaggio mascherato, una vera sfida da equilibrista della narrazione il cui incipit ne è già una perfetta illustrazione.
"Dov’è Dédalus?", "questo tipo bizzarro", "sparire era la sua specialità". Tutto comincia nei corridoi del ministero degli Esteri, poi durante un pranzo tra diplomatici, in cui si evocano Vilnius, Londra, Trinidad, prima di ripartire 35 anni prima per assistere al reclutamento del giovane Dédalus (Louis Garrel), uno strano autodidatta che parla sei lingue. E tutto a un tratto, eccoci con Ismaël (Matthieu Amalric), chiamato in soccorso nella notte dal suo patrigno ("pensieri oscuri sono tornati ad assalirmi"), la cui moglie Carlotta, come veniamo a sapere, è scomparsa nella natura una ventina di anni prima. Un taxi e Ismaël raggiunge Silvia (Charlotte Gainsbourg), sua nuova compagna e hop, torniamo indietro di due anni per il racconto (divertente) del loro incontro prima di avanzare nuovamente e ritrovarli su una spiaggia dove scopriamo che Dédalus è di fatto un personaggio di un film che Ismaël sta preparando (ma anche suo fratello nella "vita vera") e dove Carlotta (Marion Cotillard) risorge in carne e ossa dal limbo del passato.
State seguendo? Ritorno doloroso dell’amore-odio fantasmatico, regolamento di conti, "vita dei morti", incubo vigile, agonia della creazione: Desplechin esegue un virtuoso "dripping" alla Pollock delle sue ossessioni e dipendenze, seguendo il fil rouge di un film nel film in cui il diplomatico-spia Dédalus naviga da Berna a Praga, passando per Dushanbe. Un patchwork in cui gli esegeti del cineasta riconosceranno mille strizzate d’occhio ai suoi film precedenti, ma in cui il regista infonde uno spirito nuovo, più ludico, persino "comico" a tratti, una sorta di messa in prospettiva dello scontro tra l’oscurità dei campi di forza umani e i sentimenti che ha sempre saputo dipingere eccellentemente, attraverso sprazzi d’istinto che spezzano l’intellettualità del suo cinema.
Il tutto filmato con la mano del sapiente maestro che ama plasmare la follia in un gioco di specchi dove gli interpreti principali trovano materia per esprimere il proprio talento (menzione speciale a Charlotte Gainsbourg nel ruolo più difficile della personalità più "normale"). Vasta tela criptica che ambisce a iscriversi, a suo modo, nella linea (e il regista non ne fa mistero) di opere come Otto e mezzo e Providence, Les Fantômes d'Ismaël non svela sicuramente tutti i suoi segreti alla prima visione, cosa che impedisce la totale riuscita di questo film funambolico che attraversa con uno stile temerario e molto personale le sfere dell’inconscio. Film prodotto da Why Not, Les Fantômes d'Ismaël è venduto nel mondo da Wild Bunch.




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