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L’uovo in gioco - Pasqua permettendo.

Argomento: Scienza e fede

Articolo di Giorgio Mancinelli (Biografia)

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Pubblicato il 27/03/2018 06:18:29

L’UOVO IN GIOCO - Pasqua permettendo.
(una risposta storico-filosofica al ‘rito della festa’). Seconda parte.

Se la ‘forma dell’uovo’ – come si è dimostrato nella prima parte di questo articolo – è una delle forme originarie (archetipiche) in quanto sommatoria di simboli di cui l’arte rappresentativa si è fatta portavoce, possiamo ben dire che accoglie in sé tutte le altre forme geometriche che riesce a contenere, adattandosi e disponendosi secondo le diverse proporzioni che, all’apparenza, le risultano improprie. Cerco di spiegarmi, che la ‘forma dell’uovo’ sia ovoidale è fuori discussione, quindi è formata da due cupole unita da una ‘ghiera’ al centro che contiene in sé la forma perfetta del cerchio che, per l’appunto le unisce.
Ammesso e concesso che la forma geometrica del cerchio contiene tutte le altre forme, le due porzioni di sfera formate dalle due metà dell’uovo, esulano da questo principio perché non perfettamente uguali, tant’è che possiamo paragonarle, una metà ad ‘arco a tutto sesto’, e l’altra decisamente ad ‘arco ad ogiva’. Ciò che, e non a caso, uno studioso dei “Simboli della scienza sacra” (*), René Guénon, (Adelphi 1975), fa notare come la ‘cupola sia il prodotto dell’irradiazione del centro della ruota, simbolo del mondo’ naturalmente suscettibile di significati universali, cui aggiungo che col senno del poi, estendendone il significato, potremmo anche assumere come ‘meeting point’ dell’arte Occidentale con quella Orientale. È un’idea, non vi pare?
«Quindi la frittata che forma avrà?»
Ammetto che può sembrare una tesi azzardata, difficile da sostenere ma, se pensiamo al fatto che, una volta sgusciato l’uovo, il tuorlo disegna un cerchio perfetto: sole, ruota cosmica, ecc., mentre l’albume si dispone a seconda della capienza della tegame che, se è tondo ripeterà la forma del cerchio, se è quadrato o di un’altra sagoma, assumerà la forma che più gli si addice.
Tuttavia il concetto della forma originaria non cambia. Pensate, la ‘forma dell’uovo’ come punto d’incontro di due diverse realtà globalizzate che condividono uno stesso principio di solidarietà, uno stesso concetto di perfezionamento dello stare insieme, le stesse finalità di sopravvivenza e di fratellanza rappresentato da un doppio arco ‘a tutto sesto e a sesto acuto’ come assetto della futura immagine del mondo. L’uovo appunto.
Per quanto tutto ciò, non deve trarre in inganno sulle reali possibilità di unificazione pacifica delle fazioni contrapposte, troppi sono i punti di contrasto legati alle opportunità economiche, politiche, religiose ecc. che, se non dividono certo non uniscono; bensì tengono distanti i due poli (cupole) della ‘forma dell’uovo’, e che la fatidica ‘ghiera’ che dovrebbe unirli, altresì sembra stringerli in una morsa d’incomprensione che va facendosi sempre più stretta e che finirà per strangolare entrambe le proposizioni di ‘pace’.
«Sembrerebbe più un uovo sodo.»
Diciamo che per il momento è alla coque, metà per metà dobbiamo decidere ancora come ci piace. “Ma l’uovo, oltre che materia prima, è anche forma, quella che rasenta la perfezione della Natura e la disperazione dei matematici, ingegneri, architetti che hanno cercato di svelare i segreti della sua configurazione, ‘resilienza’, essenzialità.” (G. Nucci *).
Il corsivo in ‘resilienza’ è oggettivante la capacità di un materiale capace di assorbire un urto senza rompersi ma, a quanto pare, il nostro arco-uovo non ha di questa peculiarità, si può rompere facilmente perché fondamentalmente ha una sua fragilità. Tutto dipende dalla capacità delle parti di affrontare i traumi derivati dalla voglia di potere e dall’avidità di possedere, attiva in entrambe le parti, superare le difficoltà e rispondere all’infausta domanda: ‘è nato prima l’uovo o la gallina (?).
«L’uovo quindi al centro di un mistero indecifrabile?»
«Forse, ma non insormontabile, semmai, un mistero a misura d’uovo, vediamo in che senso.»
Magari nel senso del simbolismo iniziatico e quindi esoterico della ‘caverna, considerata immagine del mondo, per via del suo carattere di luogo nascosto e chiuso’, e di ‘Uovo del Mondo’ considerato centrale in rapporto al ‘cosmo’, ragione per cui talvolta usiamo l’espressione di ‘uovo cosmico’ come rappresentazione del “..la vita che nasce (o rinasce), la trasformazione alchemica degli elementi, la fertilità e il rigoglio della crescita, il nucleo staminale con la sua potenziale molteplicità evolutiva. Partendo da questi presupposti si può immaginare quanto il soggetto ‘uovo’ sia diventato uno degli oggetti più rappresentati nella storia dell’arte” (G. Nucci op.cit.), e non solo in cucina.
«L’uovo quindi come alimento della storia dell’arte?»
Certo che sì, difatti le due metà in cui si divide l’Uovo del Mondo , secondo uno degli aspetti più comuni del suo simbolismo, diventano rispettivamente il ‘cielo’ e la ‘terra’, rappresentati nell’arte in ogni modo possibile e immaginabile, dall’origine fine ai giorni nostri, cioè all’arte contemporanea qui di seguito presa iin considerazione.
Aldo e Carlo Spinelli (*) in “Atribune Magazine #30” rimandano come esempio alla celeberrima ‘Fine di Dio’ (1963/64) di Lucio Fontana senza ignorare il doppio senso de ‘L’oeuf plat’ (1957/60) e le rayografie di Man Ray. Ma forse l’opera che rappresenta al meglio la potenzialità dell’uovo è ‘Clairvoyance’ (1936) di René Magritte, in cui il pittore si autoritrae mentre dipinge un uccello guardando un uovo. La simbologia è evidente: come spesso accade, l’artista raffigura se stesso al presente mentre guarda al passato e dipinge il futuro.
Barbara Martuscello (*) in “My Where” del 23 Marzo 2016 ci ricorda inoltre “..una tradizione nell’eccellenza dell’illustrazione pubblicitaria iniziata con Fortunato Depero che nel 1927 crea la locandina per ‘Uova Sorpresa’ dell’azienda Unica di Torino. Dal Futurismo ci affacciamo sulla magica sospensione spazio-temporale di Felice Casorati (con il piccolo olio su tela ‘Uova su libro’, 1949; i più grandi ‘Uova e limoni’; ‘Uova sul tappeto’o ‘sulla scacchiera’; ‘Maternità con uova’, 1958; ‘Notturno: uova’ 1959. Ma analizziamo l’archetipo dell’ovale nel Surrealismo, dove prende forma ed è riposto in nidi indecifrabili o nelle gabbie del già citato Renè Magritte. Tra gli artisti dell’inconscio e dell’onirico, torna Man Ray, il quale inserì l’uovo in alcune sue sperimentali composizioni fotografiche chiamate, per la tecnica a contatto pionieristica, con il suo nome – Rayogrammi – e lo acclamò, per linda perfezione e carico simbolico, nel più netto e categorico ‘Uovo di struzzo’, 1944.
Se la bizzarra, surrealisteggiante Leonor Fini, ne ‘La Guardiana dell’Huevo negro’ (1955) aggiunge un interessante versione occulta del tema, fu Salvador Dalì a primeggiare in questo, tra l’altro abbellendo in modo incredibile l’architettura del suo teatro-casa-museo a Figueres, città in cui egli nacque (1904) e abitazione dove morì nel 1989. Egli dipinse ironiche ‘Uova al tegame con tegame (o nel piatto col piatto)’ del 1932, e passò a più concentrate riflessioni con ‘La metamorfosi di Narciso’, 1937 (alla Tate Gallery, Londra), in cui il giovane della mitologia greca, famoso per la sua bellezza, si specchia mentre accanto a lui una mano si materializza porgendo un uovo che è schiuso dal germogliare di un fiore.
C’è tutto, qui: la leggenda greca, la punizione, la metamorfosi e, infine, la vita eterna. Nuova di zecca, come è nuovo l’uomo-bambino Geopoliticus, eseguito nel 1943 nel ritiro americano di Dalì e della moglie e musa Gala: lì l’uovo indica più la nascita del novello Mondo – gli Stati Uniti – che un riferimento spirituale e universale… Che, invece, ritroviamo nel Dalì-uovo immortalato in una delle originali foto del sodale Philippe Halsman: per l’effetto-bozzolo che raffigura, sembra ideale spunto per il dipinto L’aurora, 1948, in cui l’uomo (ri)sorge dall’enorme guscio alle cui spalle s’irradiala la luce-tuorlo. Nel 1973 serpenti, donne-Eva ammiccanti e un grande uovo sono il suo contributo per il numero speciale di “Playboy magazine”.
Insomma: attorno all’uovo sacro e profano si rincorrono, si sovrappongono e si ammantano di ambiguità misterica: di quest’ultima sono piene le piazze d’Italia e le wunderkammern di Giorgio De Chirico (l’uovo è inserito in molti suoi quadri). A svelare qualche arcano e mostrare l’evidenza dietro gli emblemi della società – di massa – ci penserà poi Andy Warhol: con la sua massiva produzione di immagini seriali tra le quali quelle di piatte uova multicolor; il suo talentuoso figlioccio disperato, l’unruly child del gesto Graffitistico Jean Michel Basquiat torna, con ‘Eyes and Eggs’ (olio su tela, 1983), alla dimensione quotidiana, alla fame di cibo, di amore, di 15 minuti di successo per tutti, il (degno?) nipotino di Warhol, Jeff Koons tridimensionalizzerà e monumentalizzerà le uova (di Pasqua) virando verso il lato kitsch dell’immaginario iconico, a differenza dell’originale Claes Oldenburg, che si ferma appena prima (in varie declinazioni museali di ‘Sculpture in the Form of a Fried Egg’.”
Di questo passo ritroviamo l’uovo cosmico in quanto archetipo, nella produzione fantascientifica in ‘Galactus’, personaggio dei fumetti della Marvel Comics e in molti altri successivi. Per quanto riguarda lo schermo , almeno, le uova di mostro volute da Ridley Scott per l’orrida magnificenza del suo ‘Alien’ deterranno per molto tempo il primato di qualità, e non faranno mai parte del “Dizionario delle idee sbagliate” di Renzo Sertoli Salis (*): “..come verificare, infatti se sia nato prima l’uovo o il mostro?”. Anche se è la più alta cognizione di genetica che si possa riscontrare entro il suo eterno dilemma.
«Insomma, l’uovo è il principio o la fine?»
Certamente ‘il principio’, in ragione del fatto che ‘non c’è fine al principio’. È così da sempre, fin dai tempi più remoti, addirittura risalenti alle prime civiltà, in cui l’uovo è stato l’elemento portante dei riti legati alla rigenerazione. Basta osservare un uovo, vedere nascere un pulcino per ritrovare tutta la catena di associazioni simboliche che ne hanno fatto il protagonista indiscusso di miti e cosmogonie, di magie e di contro-magie. Tali che possiamo qui azzardare un altro connubio che oltre alla ‘forma dell’uovo’ di cui si è già parlato in predenza, al simbolismo dei colori.
«Quali colori?, uno solo, il giallo-arancio-rossiccio del tuorlo!»
Per l’appunto, ma se pensiamo a tutte le sfumature ad esso inerenti, arriviamo alle definizioni più disparate. Laura Tuan (*) in “Astra” del 1975, afferma esserci “..nella trasparenza dell’albume e nell’arancio deciso del tuorlo, il ricordo di un piccolo sole, per cui l’uovo racchiude e rappresenta la potenza creatrice della luce e il rinnovamento primaverile della natura. È il sepolcro da cui si risorge, il forno alchemico dove la Grande Opera, la vita stessa, si va elaborando nelle sue infinite trasformazioni.
Piccolo, fragile e apparentemente insignificante, presenta una sua solidità data dall’essere ermeticamente chiuso e, proprio per questa peculiarità partecipa del valore riposante della casa, della tomba, del nido e della conchiglia, il rifugio sicuro e intimo garante di protezione. Contemporaneamente lascia intravedere il richiamo del divenire, il gusto dell’avventura e della sfida, impersonato dal pulcino che, ansioso di vivere, fora il guscio e incontra la luce”.
È così che l’uovo, proprio in virtù del suo significato intrinseco di fecondità e di gestazione, è dotato di un potere ‘magico’ in quanto, secondo il principio delle similitudini, alimenta la vita che contiene. Infatti il pulcino di gallina è uno dei pochi animali capace di camminare e di alimentarsi fin dal primo momento della sua fuoriuscita dal guscio, vi siete mai chiesti come fa?
«Non si è mai sentito dire che un bel giorno l’uovo illuminerà il mondo.»
Forse che non siamo immersi in un emisfero dalla forma ovoidale non l’ha ancora ipotizzato nessuno, ma nessuno fin’ora ha affermato il contrario. Si dovrebbe interrogare la scienza per avere una quialche risposta plausibile. Nel frattempo sappiamo che l’uovo è stato oggetto di culto, di iniziazione nelle pratiche magiche di protezione occulta quasi in tutte le mitologie, il simbolo della creazione, l’involucro che contiene il caos da cui ha origine la vita. In un uovo è racchiuso il segreto della nascita e il potere della germinazione.
Si pensi alla curiosa consuetudine contadina che prevedeva, per esempio, che i fidanzati contrastati danzassero tra le uova sparpagliate senza economia sull’aia; se la coppia riusciva a terminare il ballo senza romperne neppure uno, il consenso, anche se a malincuore, era garantito. Si spiega allora il perché di tanti dolci tradizionali in cui le uova rientrano a dozzine, quegli impasti e quelle minestre tutte gialle di tuorlo e tutti gli auguri, gli scherzi, i giochi in cui è consentito perdere, battere, rompere le uova senza rimpianto.
«Ma di cosa stiamo parlando, di scienza oppure?»
Ma dell’uovo naturalmente, perché no?, di un aspetto che abbraccia scienza, cultura e natura dell’uovo, alle origini di tutti gli organismi viventi, dagli animali alle piante fino a noi stessi. Di una ‘cellula e delle diverse forme che ha assunto nel tempo, e che ritroviamo in “Storia di una cellula fantastica”, l’importante il libro di Carlo Alberto Redi e Manuela Monti (*) – Google Books 2016 che ci narra appunto dell’uovo, questo sconosciuto …
“Tutti noi veniamo da un uovo, ‘ab ovo’ si usa infatti per dire: dal principio. Ma quanto conosciamo davvero questa cellula e le innumerevoli valenze che assume nei più disparati ambiti della nostra realtà? Ma è nella scienza che la cellula uovo risveglia il massimo interesse: staminale per eccellenza, contribuisce alla trasmissione del DNA da una generazione all'altra, vero e proprio veicolo di vita.”
In questo libro, gli Autori uniscono al rigore e alla competenza tipica degli scienziati, la curiosità e la fascinazione per quello che è stato e continua a essere il loro oggetto di studi. Accanto alla pura biologia, allora, il racconto si allarga a molti ambiti e discipline in cui l'uovo e le sue rappresentazioni hanno rilievo: dalla cosmogonia alla cucina, dall'alchimia all'arte figurativa, dalla geometria alla biopolitica e molto altro. Scienza, cultura e natura dell'uovo si fondono così in un'unica trattazione estremamente ‘gustosa’ e stimolante.
«Un uovo meraviglioso o miracoloso?»
Vogliamo dire che appartiene a quella realtà segreta, perché misteriosa, che spesso sfocia nella fantasticheria e per strade misteriose nella magia attribuita agli artisti, agli alchimisti, ai geni e ai cacciatori di leggende. L’uovo del resto, nelle sue diverse forme, è stato dipinto, scolpito, cotto e congelato, ma anche rotto, tagliato, dissezionato, analizzato e mangiato; nonché illustrato, narrato a grandi e bambini , che ne hanno apprezzato la ‘forma’. Come nel libro “L'uovo meraviglioso” di Dahlov Ipcar (*) con le illustrazioni dell’autore – (Orecchio Acerbo Editore, 2014), all’origine del quale sta una leggenda.
“Piccolo o grande, bianco, levigato, enorme e, naturalmente, ovale, incontriamo un uovo depositato secoli fa nel cuore della giungla verdeggiante - patria della più affascinante specie mai comparsa sulla terra che sorpresa ci riserverà al suo schiudersi quell’uovo straordinario? Zampe tozze e collo chilometrico, ossa dure sulla schiena, corna tra una foca e un serpente? Qualunque sarà la sua fo sulla fronte, coda appuntita, ali da pipistrello, zampe da struzzo, muso da papera, un incrociorma, mai sarà stupefacente come la storia dell’evoluzione. Passo dopo passo Dahlov Ipcar conduce i più piccoli nel mondo di milioni e milioni di anni fa, alla scoperta degli esseri straordinari che lo abitavano: dinosauri. Per imparare a conoscerli e, al tempo stesso, per scoprire i loro eredi diretti che sono ancora tra noi.”
«Noooo, non posso crederci!»

(prosegue, tranquilli non è una minaccia)


Note:
1) René Guenon, “Simboli della scienza sacra” – Adelphi 1975
2) Giovanni Nucci, “E due uova molto sode” – Gaffi Edit. 2017
3) Aldo e Carlo Spinelli, Atribune Magazine #30 – 2017
4) Barbara Martuscello, in My Where Magazine – 2016
5) Renzo Sertoli Salis, “Dizionario delle idee sbagliate” – Ceschina 1955
6) Laura Tuan, in “Astra” - Editoriale Astra – (1975?)
7) Carlo Alberto Redi e Manuela Monti, “Storia di una cellula fantastica”, Google Books 2016
8) Dahlov Ipcar, “L'uovo meraviglioso” con le illustrazioni dell’autore – (Orecchio Acerbo Editore, 2014)





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