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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Ficus carica da Botanica arcana

di Moira Egan 

Proposta di Loredana Savelli »

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Pubblicato il 27/06/2014 10:13:42

  In questo paese

è tradizione
esprimere un desiderio
  al primo assaggio
  di un frutto di stagione,
la prima pesca, ciliegia, albicocca,
  il primo caco, così sbuccio
il primo fico, ne stacco adagio la pelle
  come membrana di mammifero,
  esprimo il desiderio

  che ognuno dei nostri
giorni possa avere un po’
del sapore di ri-unione
  dopo lunga
assenza, il dolce-salato
bacio del ritorno a casa, l’imbarazzo
  all’aeroporto di ridere
e piangere entrambi sulla camicia
dell’altro. E a me il fico pare
  la perfetta

  incarnazione
di quelle manifestazioni,
il frutto di yin e yang,
  mascolino
nella forma, ma profondamente
femminile nel suo aprirsi;
  e poi, da un lato, è stato
sotto un albero del genere che Buddha
si è seduto e ha ricevuto l’Illuminazione,
  dall’altro

  le sue sono le foglie
cui Adamo tese la mano per
nascondere la natura umana
  quando videro
che erano nudi
e conobbero vergogna. Quanti frutti
  acquisiscono la loro dolcezza muscosa
dalla simbiosi arcana di vespa
e verme? Io non lo so, ma penso
  ai primi fichi

  di quell’estate
che ci incontrammo, alla
premura con cui sbucciò il frutto,
  me ne offerse
la carne, dolce e inusitatamente
tentacolare, quasi troppo
  matura, ma non proprio, e mentre
mi baciava le campane esplosero nell’Angelus
e ancora mi baciava e (sì)
  espressi un desiderio.

 

***

 

  In this country
it’s a tradition
to make a wish upon
  the first bite
of the season’s fruit,
the first peach, cherry, nectarine,
  cachi, so as I peel this
first fig, slowly pull its skin away
like a mammalian membrane,
  I make the wish

  that each of our
days might have some of
that taste of reunion
  after long
absence, the salty-
sweet homecoming kiss, the airport
  embarrassment of laughing

and crying both into each other’s
shirts. And it seems to me the fig
  is the perfect

  embodiment
of all the above,
the fruit of yin and yang,
  masculine
in shape, yet deeply
feminine in its opening;
  how, on the one hand, it was
a tree like this under which Buddha
sat and found enlightenment, while
  on the other,

  these were the leaves
that Adam reached for
to clothe their humanness
  when they saw
that they were naked
and learned of shame. How many fruits
  acquire their musky sweetness
from the strange symbiosis of wasp
and worm? I don’t know, but I think
  of the first figs
  of that summer
when we met, how he
carefully peeled the fruit,
  offered me
the sweet and strangely
tentacular flesh, almost too
  ripe but not quite, and he kissed me
and church bells clamored out the Angelus
and he kissed me again and (yes)
  I made a wish.

 

 

 (trad. di Damiano Abeni, http://www.leparoleelecose.it/?p=15159)


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