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Cinema: Viaggio nell’estate dei mercati europei

Argomento: Cinema

Saggio di Gio-Ma 

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Pubblicato il 14/07/2016 17:24:56


CINEMA:VIAGGIO NELL'ESTATE DEI MERCATI EUROPEI
di Camillo De Marco from News by Cineuropa

12/07/2016 - In Italia quota di mercato italiano nettamente inferiore a quello di Francia e Spagna. Per la produttrice Francesca Cima la data di uscita è considerata l’ultimo anello della progettualità di un film
Il “peso” dell’estate cinematografica in Italia è nettamente inferiore a quello degli altri principali mercati europei. E’ quanto emerge dai dati del convegno “Viaggio nel cuore dell’estate. Cosa accade in Italia e nei principali mercati europei”, presentato da Anica, Anec e Anem e organizzato da Box Office nell’ambito di Ciné a Riccione la settimana scorsa. Secondo il magazine specializzato (fonti: Cinetel, boxofficemojo.com) il top title estivo italiano incassa sensibilmente meno del top title dei Paesi analizzati (Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, che hanno da giugno ad agosto dal 22 al 27% della quota di mercato annuale), mentre le date di uscita sono allineate ma mancano i blockbuster dell’animazione (guarda le slide in formato PDF). Infine, il cinema nazionale in estate è decisamente marginale: vanno molto meglio Spagna, Germania e Francia (quest’ultima con il 24,6% di quota di mercato tra giugno e agosto con i titoli francesi).
“Se consideriamo i dati, vediamo che in Italia escono gli stessi blockbuster che in estate troviamo anche negli altri mercati. Ci mancano un paio di film di animazione di peso per raggiungere i numeri che la Spagna ottiene tra giugno e agosto” ha commentato Andrea Occhipinti, presidente dei distributori Anica, intervenuto al convegno. “Certo, le scelte di posizionare i film da parte dei distributori sono legittime, ma capisco gli esercenti che si lamentano quando un potenziale blockbuster viene spostato dall'estate”. E’ di maggio scorso la polemica sullo spostamento della data di uscita di Independence Day - Rigenerazione da parte della 20th Century Fox, dal 6 luglio all’8 settembre. Il film esce negli Stati Uniti il 24 giugno, in day and date in moltissimi territori (tra cui Gran Bretagna) e in larga parte entro luglio (1/7 in Spagna, 20/7 in Francia).
Secondo i distributori, insomma, a parità di titoli, in Italia in estate i film vanno meno bene rispetto ai principali mercati europei. Motivo? Una minore abitudine del pubblico ad andare al cinema nei mesi più caldi. “Bisogna invertire questa tendenza anche grazie a una più incisiva comunicazione sui film”, conclude Occhipinti. Al di là di eventuali iniziative promozionali, dobbiamo far capire agli spettatori che in estate ci sono film da andare a vedere. Bisogna poi fare un'azione presso le istituzioni per capire se è possibile attivare determinati incentivi, come il tax credit per i film che escono in estate o forme particolari di contributi per i film italiani che vengono distribuiti”.
Gianluca Pantano, direttore programmazione di Uci Cinemas, Giorgio Ferrero di Ferrero Cinemas e presidente Anec Lazio e Andrea Malucelli, presidente Unici, concordano sulla necessità di un lavoro di sinergia tra tutti i protagonisti del settore. “Nell’offerta generale mancano ancora animazione, cinema di qualità e film italiani, che ci consentirebbero di attrarre il segmento di pubblico necessario per crescere” suggerisce Pantano.“Da parte nostra stiamo facendo il possibile in termini di comunicazione sul territorio, tenitura e sostegno del prodotto” aggiunge Ferrero. “Ma a tutti gli effetti non possiamo fare nulla in prima persona per allungare la stagione, solo stare a guardare. L’esercizio è in seria difficoltà perché gli incassi non bastano a sostenere i costi di gestione”. Malucelli propone come soluzione “una programmazione triennale di uscite estive perché la crescita dell’estate possa essere ben pianificata da produttori, distributori ed esercenti insieme. Credo che aggiungendo film di animazione e titoli d’essai ai blockbuster americani, che già escono in estate in day and date con gli Usa, potremmo raggiungere i risultati della Spagna”.
Per Francesca Cima, presidente dei produttori dell'Anica, "la data di uscita è considerata l'ultimo anello della progettualità di un film, quando invece dovrebbe essere il punto di partenza. Nessun distributore mi ha mai chiesto di progettare insieme un film adatto per l'uscita estiva. Ma fortunatamente è un atteggiamento che stiamo cambiando. Siamo pronti per un cinema italiano che vuole dialogare con il suo pubblico".


Personalmente: by Giorgio Mancinelli
Mi permetto di rammentare ad Andrea Occhipinti, presidente dei distributori Anica, che sarebbe bene ripristinare un’abitudine molto proficua che un tempo si aveva di proiettare nelle sale cinematografiche dei luoghi di villeggiatura, i film ritenuti ‘buoni’ o ‘ottimi’ della passata stagione invernale che avevano ottenuto il consenso del pubblico, per permettere ad ‘altri’ di vedere (o anche rivedere) quelli che per ragioni di tempo avevano perso in molti. Non è possibile che adesso una pekllicola possa essere visionata solo per alcuni giorni e solo nelle grandi città. Ci sono pellicole ancora valide che sono fin da subito uscite dalla programmazione, e questo non è un bene né per il cinema, né per i cineasti, né per il pubblico pagante.
Inoltre mi chiedo se vale la pena inseguire il ‘successo’ a discapito della ‘qualità’, dov’è finito il film d’arte? O ppure dov’è finita l’Arte che dai Musei si sposta al grande schermo, quando è già dissacrata in decine di documentari? Si finirà per chiudere i Musei, per disdegnare le Grandi Mostre, ma anche le sale cinematografiche? Non voglio qui fare l’uccello del malaugurio, c’è però bisogno di farsi venire altre idee e dare adito a nuova creatività per inorgoglire i nostri cineasti italiani a riprendere quella sana consuetudine di ottimale scambio tra letteratura e cinema, tra cinema e arte, tra cinema e poesia. Altrimenti …

Mi piace segnalare qui alcuni film che ‘probabilmente’ non vedremo mai sui nostri schermi, ma che, sia per le tematiche, sia per lo sviluppo aggiungono qualcosa alla scarsa visibilità ai temi trattati.

KARLOVY VARY 2016 East of the West
'Verge': di stati mentali e generazioni
di Martin Kudláč

08/07/2016 - Un duo di registi turchi realizza un film coinvolgente e lirico, incentrato sul caos psicologico e sulle ulteriori implicazioni sociali nella società contemporanea
La joint venture tra il regista turco Ayhan Salar e l'artista Erkan Tahhuşoğlu, Verge [+], loro esordio dopo che entrambi si erano cimentati nei cortometraggi, è stato presentato in anteprima mondiale nella competizione East of the West al Karlovy Vary International Film Festival. La coppia non ha solo condiviso la regia, ma anche la scrittura e la produzione del film, con Salar alla direzione della fotografia e al montaggio di questo titolo collaborativo. Sotto una premessa apparentemente semplice, un'indagine avvincente ma minimalista prende piede in questo dramma psicologico a lenta combustione.
L'azione si svolge quasi interamente in una casa vicino a una strada, al punto che la casa diventa uno dei protagonisti del film. L'altra è la sua inquilina, Fikret, una giovane e timida casalinga che manda il marito camionista in un viaggio d'affari con fervore quasi cerimoniale - una serie di gesti emotivi che lo lasciano indifferente. La noia dell'attesa dell'arrivo del marito riempie le sue giornate e occupa la sua mente, al punto da provocarle ansia da separazione, primo passo di un tuffo improvviso nella psicosi paralizzante.
Salar e Tahhuşoğlu dissolvono lentamente l'osservazione ipnotica in un processo di setaccio della memoria. Le giornate si allungano quando il marito di Fikret smette di rispondere al cellulare e la giovane moglie inizia a trincerarsi sempre più nella zona di comfort dell'infanzia trascorsa con la nonna. Le loro due vite condividono la stessa sorte, nello stesso labirinto di memoria, in cui vi è una sola certezza - il ronzio infinito dei veicoli di passaggio.
I registi passano dalla narrazione convenzionale a una modalità più atmosferica, invocando la stupefacente monotonia e l'ansia dell'attesa, che saranno presto sostituite dalla stessa configurazione di emozioni, ma in segno di lutto. La casa, in particolare le camere che si affacciano sulla strada, funge anche da scenario mentale condiviso da Fikret e sua nonna, dove entrambe le donne vengono imprigionate dai loro legami coniugali.
La lentezza e i campi lunghi metodologici di Salar servono ad aumentare la tensione, così come la sua fotografia in stile noir intorno alla casa, contribuendo efficacemente all'atmosfera sinistra. La fotografia trasmette in modo palpabile il logoramento che si impossessa della mente e dell'anima di Fikret, mentre la colonna sonora dei veicoli costantemente in transito acuisce la monotonia che invade la vita della nonna di Fikret, il normale ritmo sistolico-diastolico che pervade la loro vita nel profondo.
Salar e Tahhuşoğlu riescono ad affrontare una serie di tematiche utilizzando questa tela claustrofobica della dipendenza esistenziale di una donna da suo marito. La osservano attraverso il filtro delle emozioni venato di alcune implicazioni derivanti dalle convenzioni sociali del Paese e di un'incursione nel caos psicologico e nelle sue conseguenze. Tutto ciò viene realizzato parallelamente a una dichiarazione di ampia portata sul tessuto sociale turco, mentre la storia si ripete, da nonna a nipote.
Entrambi i registi hanno il controllo completo della loro visione artistica, che si manifesta attraverso l'uso di pochi, seppur ricorrenti, motivi per ampliare e arricchire la narrazione e la struttura della storia. Mantenere solo l'essenziale nella costruzione e nella narrazione della storia esalta la fotografia, il montaggio e il sonoro, come elementi precisi e misurati, accrescendo il loro ruolo di forze guida alla base della visione dei registi.
Verge è prodotto da entrambi i registi per le loro case di produzione, Salarfilm (Germania) e Siyara Film (Turchia), rispettivamente.

KARLOVY VARY 2016 Concorso
'By the Rails': non ci sono risposte semplici alle questioni di cuore
di Vladan Petkovic
08/07/2016 - L'autore rumeno Cătălin Mitulescu porta il suo terzo film alla competizione di Karlovy Vary

Il terzo lungometraggio di Cătălin Mitulescu, By the Rails [+], è stato presentato in anteprima mondiale a Karlovy Vary in competizione. È la storia di una coppia sposata che si è separata per un anno e durante questo periodo sembrano essere cambiate molte cose. Trascorrono una notte cercando di capire i rispettivi sentimenti e come affrontare il futuro.
Il film inizia con Adrian (Alexandru Potaceanu, de La Morte Del Signor Lazarescu [+], The Paper Will Be Blue e 4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni [+]) che apre un bar sulle coste italiane, di buon mattino. Si appresta a tornare a casa da sua moglie, Monica (Ada Condeescu, di If I Want to Whistle, I Whistle [+] e Loverboy [+] di Mitulescu), e dal figlio piccolo.
Dopo un lungo viaggio in autobus, Adrian arriva nella sua città natale ed è accolto da Monica e dal figlioletto, che dorme nel taxi. Ma Monica non sembra la donna che ricorda: è fredda e distante. Quando tornano a casa e mettono a letto il bambino, Adrian le chiede perché non abbia risposto alle sue chiamate, e lei replica di non aver avuto voglia. Ben presto, gli dice che lo ha tradito.
La coppia trascorrerà la notte successiva cercando di risolvere la situazione e di capire cosa vogliono. Tutto ciò accadrà al matrimonio di due loro amici, che permette al regista di giocare con l'atmosfera, contrastandola e combinandola con i momenti intimi di Adrian e Monica. L'alcol, il cameratismo e la passione saranno complici (ovviamente, c'è una band gitana che suona e, naturalmente, sostiene di non essere pagata abbastanza, il che aggiunge un po' di umorismo e molte opportunità di alterchi tra ubriachi).
Più che essere un gioco di potere tra un uomo e una donna, questo complesso rapporto continua a spostarsi da una parte all'altra, senza che nessuno dei due sia completamente sicuro dei sentimenti e dei desideri propri o altrui. Potaceanu e la Condeescu sono entrambi non sempre convincenti, ed è in effetti difficile dire quando quest'aspetto sia una richiesta del ruolo e quando dipenda dalle capacità degli attori.
Si potrebbe dire che Monica sia la versione adulta di Veli della prima metà di Loverboy. Qui, la Condeescu interpretava un'adolescente disperata per amore. Ora, da adulta, forse ha capito che non esiste una relazione "ideale" e che forse ha avuto un figlio un po' troppo presto... D'altra parte, Adrian sembra sicuro di sé all'inizio del film, ma man mano che la storia va avanti e che diventa meno certo dei sentimenti della moglie, comincia a dubita sempre più anche di se stesso. Non ci sono risposte semplici a questi problemi, per quanto siamo inclini a credere che "l'amore è tutto ciò che serve". Il nuovo film di Mitulescu rappresenta un altro esempio di questa visione, e anche se non fornirà soluzioni, racconta una situazione credibile.
By the Rails è una co-produzione della rumena Strada Film, e delle svedesi Film Väst e The Chimney Pot. Le vendite mondiali sono affidate a Cercamon.





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