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Economia politica

Argomento: Economia

di Danilo Mar
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Pubblicato il 07/09/2010 14:42:29

L’economia politica

Cos’è l’Economia Politica? E’ la materia che studia il funzionamento di un sistema economico.
Questa è la definizione classica, poi – con l’andar del tempo - è stato aggiunto “moderno di tipo "occidentale". Io rifiuto questa aggiunta o, meglio, rifiuto quell’occidentale perché mi sa discriminante nei confronti di economie più povere o di quelle tribali, che pure hanno una loro logica. Ma i moderni guru del pensiero economico, che nelle Università “occidentali” fanno il bello e cattivo tempo, tengono a far valere le loro idee, che non necessariamente sono quelle giuste. Anzi, il più delle volte sono sbagliate. Ma se sbagliano tutti – o quasi – è come non sbagliasse nessuno! No, anzi chi sbaglia è la minoranza che non si omologa al pensiero di lorsignori. E per spiegare quell’Occidentale, tutti ormai – o quasi tutti – adottano la formula Stond che recita: Di tipo occidentale “perché il modello preso in considerazione è quello capitalistico della libera iniziativa produttiva e della proprietà privata dei mezzi di produzione, in contrapposizione al modello di tipo “collettivista”, caratterizzato dalla proprietà statale degli stessi mezzi. Anzi, attualmente questo criterio distintivo tra le due filosofie economiche è superato. Si parla più correttamente di economie con centri di decisione decentralizzati, per riferirsi ai paesi capitalistici, e di economie con una scelta centralizzata, per identificare i paesi socialisti.”Ma torniamo al concetto di Economia Politica e scusate lo sfogo.
Cos’è un sistema economico? È un insieme di persone ed Istituzioni che fanno parte di una collettività – più o meno grande – che può essere uno Stato, o una città o anche un quartiere, all’interno del quale si manifestano azioni economiche. Ovvero c’è chi avvia una attività commerciale, chi industriale, chi agricola, altri artigianale o di servizi. Ed è appunto del funzionamento di questi apparati che si occupa l’Economia Politica. E di spiegarli a chi deve controllare quegli apparati, ovvero la classe dirigente. Diciamo allora che l’Economia Politica è il primo vagito di uno Stato liberale e democratico.
Queste collettività, ad esempio uno Stato, possono anche essere un agglomerato di più Stati (vedi gli USA o L’Europa di oggi) hanno come impegno quello di soddisfare i bisogni dei cittadini, che possono essere soddisfatti con beni prodotti e/o con beni introdotti.
I beni che soddisfano i bisogni sono necessariamente “limitati”, mentre i “bisogni” sono illimitati! Cosa vuol dire? Che quello che l’uomo produce è “limitato”, ovvero non infinito. Illimitati invece sono i bisogni. Esempio: ci sarà sempre necessità di pane ma non è garantita una produzione illimitata di pane, da oggi all’infinito. Ci sono poi i beni illimitati, ma che non dipendono dalla funzionalità dell’uomo. Come, ad esempio, l’aria che respiriamo! E per questa contrapposizione tra bisogni illimitati e scarsità di beni, ha senso lo studio dell’economia politica.
Questa contrapposizione viene accentuata dalla diversità di fruizione di un bene. Esempio: il gelato che mangiano i nostri figli è molto più di quello che mangiano i bambini del continente africano! E così è per tutti i bisogni primari e non. Cosa voglio dire? Una cosa semplicissima: il 30 percento della popolazione mondiale consuma il 70 percento dei beni prodotti! Il restante 30 percento di beni prodotti è consumato dal restante 70 percento di popolazione! Una aberrazione! Cui è compito – o meglio, dovrebbe essere compito – della politica rimediare. Politica che se ne frega, perché troppo impegnata a far valere le proprie ragioni nel proprio orticello.
Ed allora parlano di globalizzazione, ma di globalizzato c’è solo la povertà! E meglio non sono i no-global, che nei fatti sono i primi fruitori della globalizzazione e, anzi, sono i primi ad alimentarla. Perché se è vero che vanno in piazza a fare casino, a distruggere tutto ciò che richiama alle multinazionali, dopo sono gli stessi che entrano da McDonald’s, bevono Coca cola, comprano i CD della Sony, giocano
con la play station fumano Marlboro e col bancomat di papà o con la carta di credito di mammà, vanno a prelevare i soldi presso quelle banche cui hanno distrutto le vetrate! Questi sono i no-global!!
Ma parlavamo dei bisogni della popolazione. Come abbiamo visto questi bisogni, illimitati, sono soddisfatti da beni limitati. Ed allora v’è necessità di produzione, di allocazione, di gestione e di qualità.
Ovvero:
cosa produrre, quanto produrre, come produrre e per chi produrre. Ce ne occuperemo la prossima volta.
[continua…]


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