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Turismo alternativo nel Cilento

Argomento: Società

di Catello Nastro
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Pubblicato il 20/06/2011 22:54:14



Turismo alternativo nel Cilento
RECUPERO E RESTAURO DELL’ARCHITETTURA RURALE


A livello di competizione turistica nell’Italia meridionale o in genere, bisogna rinvenire delle vie alternative che possano soddisfare anche delle esigenze di cui vuole uscire dai soliti schemi vacanzieri per immergersi, anima e corpo, in strutture diverse dalle solite. Certamente esistono nel territorio interno del Cilento, per la maggior parte collinare, ma col mare facilmente raggiungibile in meno di un’ora, attività ricettive che hanno dato luogo ad aziende agrituristiche che, in alcuni casi, hanno assorbito una fetta di clientela dei paesi costieri. In questa ottica vanno fatte delle considerazioni tenendo conto di un’altra regione italiana, la Toscana, il cui territorio interno ha subito negli ultimi decenni un recupero di edifici contadini e patronali. Certamente non può essere fatto un raffronto totale per la qualità delle strutture esistenti in Toscana, ma certamente questa regione, con la sua politica di recupero, restauro e fruizione a scopi turistici di dette strutture architettoniche, anche del ‘700 o ‘800, o addirittura di epoca Liberty e perché no, anche Decò, a scopo ricettivo, o anche privato, ma sempre atto alla valorizzazione del territorio, ha contribuito notevolmente al proprio sviluppo ed all’occupazione nel settore agricolo ed in quello turistico. Anche la Campania, ma per una certa forma di campanilismo affettivo ci limitiamo solo al Cilento, può molto apprendere dal territorio dantesco. Aziende specializzate, dal recupero di altri edifici già dismessi o irrecuperabili, o comunque di minore importanza, possono rinvenire materiale autentico ed originale per il conseguente restauro abitativo. Anche il mobilio, ne consegue, deve essere autentico cilentano. Stiponi, casse e cassettoni, madie, tavoli e panche sono ancora recuperabili nei vari negozi di restauro ed antiquariato del Cilento. Artigiani qualificati, ad Agropoli, Paestum, Castellabate, Vallo della Lucania si dedicano con perizia estrema ed amore per riportare agli antichi splendori, usando tecniche e prodotti originali, spirito e gomma lacca e cera questi arredi che potrebbero dare il giusto tono alle grosse stanze di un tempo quando erano abitate dall’intera famiglia che poteva andare dai nonni ai nipoti. Oggi esistono delle aziende che si dedicano al recupero persino dei “cuoppi”, le antiche tegole in terracotta, dei camini in pietra costruiti a mano dai maestri scalpellini del tempo, oppure mangiatoie ed abbeveratoi per gli animali della casa di campagna. Questa ricostruzione dell’ambiente abitativo originale, con arredo originale, abbinata ad una ristorazione originale e quindi genuina senza uso di conservanti se non sale, pepe e peperoncino, con vini genuini del posto, potrebbe costituire un polo di attrazione turistica di una certa qualità. La visita al solito museo della civiltà contadina del Cilento rimarrebbe ancora utile, come elemento di contorno, non come alternativa a tutto quanto il problema turistico. I prodotti del Cilento e nel Cilento, genuini, anche costando molto di più di quelli esteri, industrializzati e pieni di conservanti sovente ignoti, farebbero lievitare i prezzi ma migliorerebbero l’offerta e la richiesta turistica. Il conseguente sviluppo nel settore edilizio, agricolo-pastorale, enologico, dei trasporti e vario in genere, risolverebbe in parte il problema occupazionale nel nostro territorio nel quale oramai il “posto pubblico” e il “posto fisso” scarseggiano proprio a causa di una politica clientelare, dagli anni ’50 in poi che non solo non ha creato una economia stabile e duratura, ma ha dato luogo a devianze sociali ( caporalato, lavoro in nero, tangentopoli, ecc.) facendo aumentare la disoccupazione e svilendo l’occupazione. Il tempo del gratta e vinci è finito!!! Rimbocchiamoci le maniche e rimettiamoci sulla retta via: quella del lavoro produttivo e dell’economia onesta.

Catello Nastro

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Articolo pubblicato sul quindicinale “NUOVO SUD“ di Salerno nel numero di aprile-maggio 2010, in esclusiva su supporto cartaceo e su allcuni siti internet su supporto informatico, partecipante al Premio RIPA 2011, nella sezione saggistica, senza segnalazione alcuna: nemmeno attestato di partecipazione o citazione in comunicati stampa.

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