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Commenti al testo di Adielle
Poeta professionista
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Adielle
- 01/08/2017 13:47:00
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Grazie Laura.
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Laura Turra
- 01/08/2017 13:26:00
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Caro Ale, innanzitutto grazie a te per questo testo e anche per gli altri tuoi che leggo sempre volentieri. In secondo luogo permettimi di ringraziare qui, in questo tuo spazio, tutti gli altri amici che hanno commentato, soprattutto Maria. Sono riflessioni molto interessanti e, oserei dire, educative (almeno per me lo sono). La Poesia anche per me è la possibilità di uno sguardo limpido e amorevole sulla realtà anche quando essa di presenta difficile e cruda. È la speranza e la cura che dedico quotidianamente alla mia vita e a tutti coloro che incontro. Un carissimo saluto
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Adielle
- 01/08/2017 13:01:00
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Grazie Maria, Grazie Loredana.
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Loredana Savelli
- 01/08/2017 11:58:00
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Bella perché veramente essenziale. Anzi necessaria.
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Maria Musik
- 01/08/2017 06:43:00
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A me sei caro tu, animo gentile persino quando "tincazzi", mai autoreferenziale, sempre disposto ad accogliere un suggerimento, a rileggerti e a rimetterti in gioco. E spesso mi piacciono i tuoi testi non blasonati ma così pregni "danima e corpo" da condurmi allempatia. Non appenderemo le arpe ai salici benchè questo sia tempo di universale barbarie e, almeno a me succede, lanima duole e impone il silenzio dello straniato. Bisogna che il canto non si spenga, che la parola scorra e che, al momento opportuno, ci lasci meravigliati perchè da acqua si trasforma in fruttato vino. Proprio quando il mondo tace, narcolettico o spaurito, il poeta o lartista, più in generale, ha il dovere di non tacere. Anche chi, come me, senza titolo, meritato o demeritato, saffida alla parola ha il dovere di spezzare lomertà del brutto. Altrimenti, fra le grida degli oppressi, insieme agli uomini muore la Bellezza: possiamo ignorare gli uni o laltra?
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Adielle
- 01/08/2017 00:54:00
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Si si grazie, avevo bisogno proprio di questo. Devo dare di più, partendo da qui. Devo impegnarmi di più, studiare, usare altri mezzi, osare. Devo cambiare, così non mi basto. E devo vivere di più, fare esperienze. Grazie veramente, volevo dirvi che questo posto è bellissimo per me e mi siete cari.
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Marion Zimmer
- 31/07/2017 23:57:00
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Dunque Adielle, premesso che tra pochi giorni lascerò il mio lavoro, e potrebbe anche essere per sempre, penso che sì, potendo si dovrebbe vivere di Poesia... Lo fa Lorenzo Mullon da sempre, lo fa Domenico Pelini...vorrei farlo anchio, di certo non con i proventi dei libri pubblicati, che di libri pubblicati non ne ho, ma svolgendo una serie di attività che alla poesia sono legate. Ho un progetto con La casa delle Artiste di Milano e cercherò di far finanziare una serie di iniziative legate alla scuola. Leggi ad esempio cosa fa Chandra Livia Candiani, in certe scuolette di periferia. Non ci dobbiamo arrendere, ci vuole saldezza, audacia affidamento... Ma la remunerazione che la poesia dà sta altrove, nel continuo stupore dei suoi doni. Valore duso, non di scambio.
Pubblicare: non sgancerò mai una lira per pubblicare ...verrà il tempo oppure non verrà. Unabbraccio.
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Giovanni Baldaccini
- 31/07/2017 22:08:00
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Per completare il discorso, mi fa piacere raccontare che, durante uno scambio con il traduttore ufficiale di Mark Strand, chiesi se era in programma qualche pubblicazione di poesie di John Ashbery _ non uno qualunque, John Ashbery, vincitore del Pulitzer, tanto per intendersi. Mi è stato risposto che di materiale ce nè quanto se ne vuole, ma neppure un editore disposto a pubblicare. Perché? Nessuno compra e legge poesia. Forse bisognerebbe cambiare paese. Passando dalle stelle alle stalle _ e sempre per rispondere ad Ale _ alcuni miei lavori sono stati segnalati su riviste specializzate. Risultato? Zero. Tieniti stretta la tua oasi, Ale; è già una fortuna averne una!
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Giovanni Baldaccini
- 31/07/2017 21:10:00
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Trovo molto piacevoli e condivisibili i commenti di Maria e Nando al tema posto da Ale. Da parte mia non ho nulla da aggiungere, tranne che, "poeta" non è né professionista né dilettante: è bisogno. Quanto ad Ale dico che essere pubblicati non significa nulla, tranne che, molto spesso, delusioni. Vuoi essere letto? Scrivi! Vuoi essere "più" letto? Usa la rete: offre infinite possibilità di apparizione, anche a sorpresa. Personalmente, ho spesso trovato miei testi in luoghi che neppure conoscevo e del tutto a mia insaputa. Sono stato persino "plagiato" sempre _ ovviamente _ a mia insaputa, e se leggersi dove non si aspetta può fare piacere, il plagio dà davvero fastidio, anche e soprattutto perché è vile. Dunque, si appare, se vuoi, ma esistono anche rischi. La "professionalità" è una veste e, come tale, non fa la persona. Ciao Ale.
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Nando
- 31/07/2017 20:39:00
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Intanto, stamattina, appena ti ho letto, mi ha sorpreso la brevità, insolita; mi è piaciuta poi la tesi di fondo, espressa nella chiusa. Venendo ora al tema che hai proposto, la mia opinione è questa (credo tu abbia già letto Rilke di "Lettere ad un giovane poeta" e "Scrivere Zen" della Goldberg): la vocazione poetica precede le sue possibili realizzazioni, ancorché chiede impegno di studio e di ricerca nonché una certa disciplina; uscire allo scoperto? Sì, non ci sono motivi contrari, purché si abbiano chiari i processi e gli obiettivi, nel senso che il successo o il fallimento sono fattori secondari e accidentali, mentre ciò che importa, a mio modesto avviso, è la passione damore per la poesia, per la scrittura poetica, per la parola creativa più in generale. Dilettante o professionista? Né luno né laltro: "pazzi" innamorati, "pazzi" e basta, di quella "pazzia damore" che rapisce gli spiriti; il resto è misura, caduta nella realtà, anche benvenuta se porta degli esiti di successo o di stipendio, ma sono secondari rispetto allimpeto vocazionale. Sarai letto e apprezzato? Non potrai forse saperlo mai, perché magari un lettore soltanto o tra mille anni generazioni intere di lettori si ritroveranno esistenzialmente nei tuoi versi o anche in uno soltanto. Scrisse una volta il grande Lino Lista: "può bastare un verso per passare alla Storia" (non cito letteralmente, ma il senso è questo). Scrivi perché ti è "necessario", il resto appartiene allaccessorio.
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Maria Musik
- 31/07/2017 20:12:00
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Carissimo Adielle, hai messo in campo una tematica molto sentita, almeno da tanti che bazzicano questo sito e altri, che hanno pubblicato anche in cartaceo pagando, poco pagati o proprio non hanno pubblicato. Intanto, purtroppo, più invecchio e più vedo appena baluginare linteresse per la poesia. Sono veramente pochi gli acquirenti. I reading vedono un magro consesso di affezionati, ogni tanto qualche curioso... a volte vanno deserti. Se entri in libreria, spesso, neanche cè la sezione poesia. Se cè, ti devi stendere sul pavimento (una volta sono caduta col sedere per terra per consultare i volumi allineati a caso... non ho più letà e lallenamento per stare a lungo accucciata in precario equilibrio). E spesso cosa trovi? Tagore, Prévert ... un Pascoli, due Carducci... grasso che cola se trovi qualche contemporaneo... di solito da poco trapassato. Ci arrendiamo? NO! Ma non ci pensiamo neanche. Sei meno poeta se leditore non ti pubblica ma intanto mette Baglioni (e non ho citato il peggio) nellOlimpo dei poeti e si compra una villa con cinquanta sfumature di grigio/nero/verde pisello? NO! Chi ti legge? Nel nostro piccolissimo noi. Questo sito, dove non si paga nulla, non si vende nulla, dove persino il partecipare al Premio non prevede tassa o obbligo, e neanche invito, a comprare antologie o similia, esiste per questo. Per dare visibilità agli autori, perchè salgano su una virtuale cassetta di frutta rovesciata e declamino i loro versi o narrino i loro racconti o ci facciano sognare e divertire (non nel senso di sghignazzare ma di fare "qualcosa di diverso dal solito") con la loro arte. Per andare oltre, ci vuole tanta "tigna" e capacità di non scoraggiarsi e di lasciare che altri ci consiglino e ci accompagnino nel migliorare ciò che vorremmo pubblicare. Poi, che di arte non si campi o si campi di stenti, fatte salve poche eccezioni, non è una novità... ma siamo sicuri che il camparci sia sinonimo di bravura? Da mille esempi, ahinoi, direi proprio di no.
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Franco Bonvini
- 31/07/2017 19:41:00
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Io non mi definisco certo poeta però una delle mie è stata letta durante uno degli ultimi concertini, concerto in memoria di un amico "sceso dalla giostra" e devo dire che non è che mi importasse molto arrivasse alla gente in sala. M importava arrivasse alla moglie, ai figli, e a tutti gli amici presenti. Ma non sono certo poeta e non ci aspiro. Diverso è per la musica, anche se lì mi definisco più musicante che musicista. Lì fa piacere l approvazione di tutta la sala.
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Adielle
- 31/07/2017 18:02:00
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Sicuramente ma io parlo di come arrivare alla gente, alla gente vera che incontri per strada, non di come avere successo, non penso che sia esattamente la stessa cosa. Sono più confuso di prima! Il passaggio è la performance dal vivo, credo, anche se ti metti con un banchetto per strada e leggi e fai la figura del matto, tanto poi nel mio caso...
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Klara Rubino
- 31/07/2017 17:52:00
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A parte che qui arrivano pure le mazzate!...poi mica ti devi far vedere: basta che scrivi!:-)
Secondo me è sempre una questione di amicizie e conoscenze, anche in questo campo!
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Adielle
- 31/07/2017 17:38:00
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Grazie Klara, scusami, scusatemi per lo sfogo, non si ripeterà, non nei commenti; chi me lo vieta? La fifa. Qui in fondo siamo protetti ma fuori non cè un pubblico altrettanto comprensivo, altrettanto bendisposto. E più difficile essere un poeta o fare il poeta? Lo domando provocatoriamente ma mica poi tanto. Non sono bravo a far coesistere i diversi piani del reale. Ho bisogno di schiarirmi le idee, forse è meglio che per un po non mi faccia vedere. Arrivederci e buona scrittura a tutti.
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Klara Rubino
- 31/07/2017 14:46:00
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Se senti questo bisogno/ necessità, fallo! Chi te lo vieta, se non te stesso? Se però non dovessero arrivare le gratificazioni attese, non scoraggiarti: resti sempre un poeta. Non confondere quello che hai/avrai o non avrai con quello che sei/sarai e tu lo sai meglio di chiunque altro.
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Adielle
- 31/07/2017 14:11:00
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Si Klara ma come ci poniamo nei confronti del contesto sociale? Ce ne sbattiamo altamente, rimanendo invisibili, indifferenti a quello che pensano di noi oppure è necessario, proprio per rendere onore alla passione che ci anima, diventare "militanti"? Portare le cose che scriviamo nel tessuto sociale dove viviamo? Qualificarci, in un certo senso, fare i conti con la realtà strettamente circostante? Fuori di qui cè un mondo. Proprio perché scrivere ci determina non sarebbe giusto che gli altri conoscessero quella parte di noi quanto più possibile? E se si, quali sono i mezzi validi? Non so tu ma io me lo domando io chi sono, posso dire onestamente che le cose che scrivo siano poesie? Chi è in grado di dirmelo? Quanto espresso fin qui in questo sito fa di me almeno un poeta dilettante? Io penso che siano gli altri a doverlo dire ma se non mi faccio conoscere chi mi dirà chi sono, quanto valgo? Tu potresti dire ma che fa non sai chi sei? La risposta è ovvia: certo che no! Cerco un riconoscimento sociale, nel senso: il fatto che io scriva quello che scrivo mi ritaglia un ruolo sociale? Anche minimo dico, mica voglio fare il profeta in patria! Se no, non lo so, allora scrivo solo per me stesso, non pubblico più nemmeno qui (che ritengo un posto bellissimo e dove sono stato accolto benissimo) e tolgo il disturbo.
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Klara Rubino
- 31/07/2017 12:33:00
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Sono stata abbastanza sul PC per la video poesia: ho dovuto sloggiare! Scusa gli errori di scrittura dovuti al cellulare! :-)
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Klara Rubino
- 31/07/2017 12:30:00
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Wee caro anchio mi devo confrontare con questi temi; mi riconosco nel tuo sfogo. Anche a me piacerebbe fare il lavoro che mi piace davvero, che mi appassiona; al quale dedicheremo il mio tempi senza sforzo, anzi con entusiasmo, ma ho capito che una cosa ancora più importante: scrivere poesie, ognuno a modo suo lo fa, è scoprire la mia identità, corrisponde alla mia identità! Tanti che guadagnano milioni lhanno persa la loro vera identità. Per questo avere, scoprire e coltivare la propria vocazione è una fortuna rara.punto.
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Adielle
- 31/07/2017 11:13:00
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Grazie Cristina, lo domando anche a te e a tutti quelli che vogliano intervenire, come mi posso definire in relazione al fatto che scriva qui, con dei termini che non offendano nessuno? Poeta dilettante può andare bene? O e già troppo? E così importante darsi una definizione? Arrivati a questo punto si, almeno per me.
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Adielle
- 31/07/2017 09:17:00
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Sono contento che tu me lo chieda. Permettimi di parlare fuori dai denti. Ero con un mio amico, specifico che non so se lui sappia che che sono circa quattro anni che scrivo su questo sito (oltre seicento "cose") e mi diceva che disprezza quelli che si autoproclamano poeti o videomaker o scrittori o registi o attori (includerei gli artisti in generale) senza riuscire a campare di quello che fanno. Ora io posso pure convenire "sullautoproclamazione"intesa come autoincensamento ma una definizione, un modo di chiamarsi che non scontenti nessuno ci dovrà pure essere. Forse con laggiunta del termine dilettante alle parole incriminate. Criticava aspramente le pubblicazioni a pagamento. Se sai scrivere allora sono le case editrici a pagarti non tu a pagare loro, era questo più o meno il concetto. Sul momento non ho detto niente (ci tengo a sottolineare che io non vado a sbandierare ai quattro venti quello che faccio qui anzi in generale sono abbastanza riservato sullargomento figurati se mi presento come poeta nella vita di tutti i giorni) ma poi mi si è rifatto in corpo e mè salita una discreta incazzatura. Nella società che senso ho in quanto scrittore delle cose che scrivo? Sono solo un hobbista? Anche se nei miei versi (si li voglio chiamare versi Cristosanto) ci sputo lanima? Peggio mi sembra che mi considerino un coglione. Voglio dire può essere che il metro di giudizio sia il successo economico? Non si guarda al valore delle opere ma al fatto se con esse ci fai i soldi oppure no. Sto incazzato come una biscia, ti prego trovami degli argomenti per placarmi! A me piacerebbe pubblicare, sarebbe un sogno se qualcuno mi pagasse per dare alla luce un mio libricino, mi andrebbe bene anche gratis, certo è più verosimile che io debba contribuire alle spese di pubblicazione, questo fa di me un fallito o un egocentrico ambizioso, che ne so un superbo o un coglione? No dimmi tu Emanuela, ti prego di rispondermi. Ma poi da qualche parte e in qualche modo si dovrà pur cominciare. Dico, non parlo di me ma ci sono tanti qui che scrivono delle cose che ti spaccano lanima ma magari non pubblicano e non vendono, no non vanno bene che fa lanima te la spaccano meno? Invece che ne so fammi fare il nome di uno che mi sta proprio sul cazzo così non mi pento, ecco Bruno Vespa scrive le sue solite porcate vende un sacco ed è un fenomeno. Ma vaffanculo. Sto incazzato di brutto, devo uscire.
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Cristina Bizzarri
- 31/07/2017 08:59:00
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"l amore che si perde pei campi d estate." Splendido. Quanto "primavera brilla nellaria/e per li campi esulta".
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Emanuela.parodi
- 31/07/2017 07:56:00
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La luna le stelle e lamore pagano benissimo, si da. Di che ti lamenti Adielle?
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