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Commenti al testo di Annamaria Pambianchi
Disarmonie
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Annamaria Pambianchi
- 02/09/2017 09:25:00
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Grazie, Rosario, di essere passato da queste parti.... Siamo nellera della comunicazione, eppure paradossalmente ogni giorno assistiamo ad un gridato, confuso parlare che non getta ponti, ma si autoalimnenta e si confina in una messinscena da teatro dellassurdo, dove la ricerca della verità coincide con la propria egocentrica autoaffermazione. Insomma una sorta di dialogo tra sordi. So bene che il tema, come dici tu, è complesso e la letteratura e la filosofia di ogni tempo ci offrono un materiale vastissimo di riflessione. Se leggo, se provo - inciampando - a scrivere, è proprio perché penso che affinando sensibilità e coniugandola con apertura ed esperienza, si possa spalancare una finestra alla speranza di una relazione umana aperta alla condivisione, allo spirito comunitario dove ognuno possa essere se stesso senza per questo essere solo la brutta copia se stesso. Come vedi, non sei lunico a nutrire questo desiderio. Penso che siamo in molti ad averlo, anche se magari sottinteso.. Grazie comunque di averlo esplicitato...
Un saluto
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Bocchino Rosario
- 01/09/2017 18:50:00
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condivido la lettura di Nando, sempre così attenta. Vorrei aggiungere che il tema da te affrontato, ovvero lincomunicabilità, è tema spinoso e fonte di riflessione accurata. Se non è il silenzio è il troppo starnazzo ad amplificare il senso di frustrazione e stordimento. Ma se il silenzio potrebbe assumere -per quanto mi riguarda- i contorni di un rifugio (una sorta di angolo in cui rigenerarsi) lo starnazzo, al contrario, nulla altro è che una mera ostentazione di debolezza e inquietudine interiore. In ogni caso rimane la distanza che non può e non deve essere una scelta. Spesso mi domando se la poesia (la scrittura in genere) abbia la capacità di rivelarsi "comunione", interazione alta, segno tangibile di interpersonale, luce e vivida socialità! Certamente me lo auguro. Complimenti per lottimo spunto! Ciao
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Annamaria Pambianchi
- 28/08/2017 19:50:00
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Intanto ti ringrazio di questa tua lettura. Tu ci vedi più aspetti di quanti ce ne vedevo io, almeno quando lho scritta più di 10 anni fa. Allora mi premeva sottolineare come la parola o anche la sua assenza (il silenzio) - di per sé non necessariamente comunicano se lascoltatore alza muri o si trincera dietro le proprie certezze interiori (... dietro contrafforti di assiderata geometria/ elettrodotti di pena) Certo cerano anche riferimenti più generali alla Storia e alle storie, ma la musica non cambia: con le parole e/o con il silenzio siamo capaci di fare dei fuochi dartificio allunico scopo di non voler sapere e/o di rimanerne al di fuori. Rileggendola ora, anche alla luce delle tue considerazioni, penso possa starci anche il tema della migrazione (anche se nel periodo indicato non era ancora tanto sentito). Basta vedere come siamo distanti, come seppelliamo le storie e in sostanza come ( e sottolineo il come) ne parliamo nel maldestro tentativo di liberarcene. La tua lettura mi aiuta dunque a vederci un altro tema, oltre naturalmente la questione di fondo - lincomunicabilità - che a mio giudizio è la fonte della maggior parte dei nostri mali. Grazie ancora, Nando, e buona serata.
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Nando
- 27/08/2017 22:55:00
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A parte laggettivo ventoso che precede il nome orizzonte (ma è una mia suscettibilità, puramente soggettiva), il testo è ben costruito, la scelta della parole e la costruzione dei versi accurata, pregno di una significativa riflessione tematica, eludendo con abile scrittura e prova darte lesplicitazione del tema portante, che avrebbe forse sottratto bellezza al testo. La chiusa eccezionale, risolve magnificamente in chiave esistenziale la problematicità e la complessità del fenomeno migratorio (poiché questa è la mia "lettura interpretativa", di cui mi scuso se errata).
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