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Commenti al testo di Loredana Savelli
Le rose del lago
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Loredana Savelli
- 28/05/2013 12:58:00
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a Emilio: accolgo con piacere queste tue parole, che mi commuovono. Tu sei una persona di una sensibilità straordinaria, se ne sono accorti i tuoi vicini? Quanto alle "piccole cose", forse è un bene, dato che ho il vizio di ingigantire e a volte drammatizzare. Mi piace molto quello che tu dici riguardo "il mio passaggio": in realtà vivo in modo molto contradditorio lessere e lapparire. Non vorrei apparire mai, poi però finisco per essere invadente... non so se sia amore. Ti ringrazio moltissimo, da amica ad amico, e con grande stima.
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Emilio Capaccio
- 28/05/2013 12:34:00
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Mario Quintana, uno dei più grandi poeti brasiliani del XX secolo è stato definito: "il poeta delle piccole cose". Ecco, tu sei la poetessa delle "piccole cose" che racconti col tuo modo di fare poesia, in una poetica espressiva e nitida, a metà strada tra il realismo ed il simbolismo. Vorrei chiarire che per "poetessa delle piccole cose" intendo dire che riesci col tuo sguardo profondo e autentico a ricondurre in una dimensione lirica e intima, a volte onirica, le cose che quotidianamente vediamo, e che alla maggior parte delle persone non dicono nulla o quasi; così tu mi parli di musica, di natura, di certi stati danimo, di certe ore del giorno, di sensazioni, di paesaggi che poi mostrano sempre una valenza poetica molto profonda e delicata in te, nel tuo personalissimo "interiore", che elabori, come un lavoro di uncinetto, quando posi la mano sul foglio e lasci qui, come segno del tuo passaggio, per le strade, tra la gente; come manifestazione della tua presenza e del tuo modo di sentire "amore".
Ciao Loredana.
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Fiammetta Lucattini
- 28/05/2013 10:03:00
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Limmagine del contrasto tra cielo e lago mi ha ricordato pensieri simili che non ho saputo tradurre in versi. Un abbraccio.
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Ferdinando Battaglia
- 27/05/2013 16:24:00
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A questo punto, anche il "cari amici" potrebbe andar bene... Sono sempre un po tardo nel comprendere le implicazioni di un testo, più facile è lasciarmi andare alle prime impressioni; in questa tua, ritrovo il sapore orientale dello zen (ma è solo tutto mio), per quel rompere la linea orizzontale del finito con una rosa, che qui diventa simbolo di una profezia.
Ciao Lory
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Loredana Savelli
- 27/05/2013 15:35:00
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p.s. Care amiche...
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Loredana Savelli
- 27/05/2013 15:32:00
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Grazie, cari amici. Si tratta del lago dii Vico, luogo assai evocativo colto in un momento di rara (credo) agitazione. Luogo profumatissimo. Un caro saluto a tutti voi e in particolare ad Alessandra.
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Alessandra Ponticelli Conti
- 27/05/2013 15:23:00
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Il mondo si ferma, allimprovviso e, paradossalmente, le cose ritrovano la loro dimensione naturale, ricominciando a vivere di vita propria. Molto, molto bella!
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Maura Potì
- 27/05/2013 12:16:00
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Incantata e magicamente al centro di quel che descrivi: "Il cielo inodore, tornato azzurro,si consegnava all’esattezza di un effluvio invincibile,come fosse arrivato tra le cose il momento di rendersi giustizia". Bellissima, davvero. Ciao, Loredana
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Luciana Riommi Baldaccini
- 27/05/2013 12:05:00
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terribilmente evocativa, talmente densa di significato che chiede di essere riletta, ogni volta con il senso di non averne colto appieno tutte le sfumature. Una gita al lago veramente proficua!
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Leonora Lusin
- 26/05/2013 23:14:00
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cOGLIE LANIMA, FERMA IL TEMPO:MAGNIFICA
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Cristina Bizzarri
- 26/05/2013 22:46:00
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Io la chiamo banalmente, non trovando altre parole, illuminazione. Poetica, linguistica, incontro tra il dire e il detto. Lavorata sulla spontaneità. Come un fermo immagine, dove tutto assume, deformato, rallentato, una forma che non ci aspettavamo. E in un simile momento anche il pensiero della caducità si riposa, sentendo che è immerso in una realtà ben piú grande. E tutto è come dilatato, subacqueo, tace il dolore, tace il desiderio. Una strana ironica allegria, un senso delle rose persistente, dice di noi, dice del mondo. E di noi che siamo. Fantastica Loredana. Fantastico un linguaggio che socchiude la porta del mondo!
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Cristiana Fischer
- 26/05/2013 22:09:00
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tutta la seconda parte, da "S’udiva il sordo suono della caducità" fino alla fine la trovo splendida, il passaggio dallimprovviso torbido allesatto e fermo, al momento di render(e)si giustizia
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