Maria Musik
- 12/07/2018 19:35:00
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A parte il ribadire che Giuliano Brenna dimostra una vocazione di "mancato" profumiere (anche se è lunico che ha creato il Proust N° 7), questo racconto continua a intrigarmi molto perchè lascia aperte alcune "porte" alla libera interpretazione. Un coito in un confessionale è solo un escamotage piccante e un po blasfemo? Troppo semplice. Intanto, in perfetto stile Proustiano (ricchezza di particolari affatto insignificanti), arriviamo allincontro attraverso il cammino olfattivo di Angélique, un cammino della memoria di un tempo, di una vita perduti. E la vedova non entra in una chiesa qualunque... entra nella cattedrale. Lo straniero (sconosciuto e apparentemente diverso) la attira in un confessionale - luogo di segreti, rivelazioni, riconciliazioni - per il solo gusto della trasgressione? Perchè non in sagrestia o dietro un nascosto altare? E quellamplesso, suggellato da un bacio, svela un segreto inciso sul petto dello straniero e, come, un libro vivente, restituisce un pezzo di verità a una morte rimasta "in sospeso". E un tempo ritrovato ma amaro perchè, pur non cancellando i profumi della memoria, della familiarità, vi introduce una novità tumultuosa. Ci lascia così, il narratore: a chiederci cosa succederà in quella vita velata di nero. E stato solo creato un nuovo profumo o la novità, quel pizzico di pepe amaro, veicolerà un qualche cambiamento? Ma alla fine, banalmente, dopo tante elucubrazioni, resta il piacere di una lettura eccellente. PS. Limmagine della enorme piovra che ghermisce la nave è un tocco da maestro. Chapeau!
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