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Commenti al testo di Roberto Maggiani
Proprio ora che
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Alessandra Ponticelli Conti
- 23/05/2015 19:48:00
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Meravigliosa.
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Alessandra Ponticelli Conti
- 23/05/2015 19:45:00
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Meravigliosa.
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Roberto Maggiani
- 06/04/2015 19:05:00
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Ho letto con interesse i commenti di tutti, grazie. Ognuno ha colto e elaborato a proprio modo il senso di questa mia poesia, rilanciando spunti di riflessione. Ancora grazie. Nonostante qualche pizzicata che qualcuno ancora si ostina a lanciare impropriamente agli altri commentatori. Ci tengo a dire che in sé stesso questo testo è, per lautore, scritto dopo una positiva riflessione sul senso della Croce e della Resurrezione; con questa poesia vorrei rimarcare ancora una volta limpossibilità a definire un senso preciso e univoco dellesperienza della Salvezza, che è personale e mai dozzinale. Posso dire che per me sembra passare dalla lontananza che sempre più vivo verso certo pensiero dominante cattolico. Sento in questa lontananza la presenza di Dio così come Gesù in croce ha vissuto labbandono di Dio esplicitato nellurlo: "Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato?" Pur essendo Egli stesso Dio (almeno questa è la mia fede).
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Nando
- 05/04/2015 19:29:00
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Tutti gli inviti dei mistici a "non sapere" di Dio e considerarlo nulla rispetto alle nostre definizioni, credo stiano semplicemente ad indicare linadeguatezza e linsufficienza dei nostri strumenti a definirlo, nonché il limite stesso delle nostre definizioni e del volerlo definire; non credo abbiano voluto intendere con quel nulla la sua inesistenza stessa, tra laltro essendo quelli citati credo tutti di fede cristiana, riconoscevano certamente in Cristo il Volto umano di Dio, che pure sempre, anche per i teologi, rimane il Totalmente Altro: infatti solo in Cristo vè lunico Mediatore.
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Giovanni Baldaccini
- 05/04/2015 14:19:00
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Mi affaccio per esprimere stupore per un commento che commenta il mio commento invece che questa poesia. Mi chiedo: cosa centra Jung? e cosa centro io? Qui si parla di una poesia di Roberto, per altro molto bella, nella quale mi è sembrato di cogliere lespressione di una mancanza e della forza per sostenerla. Tutto qui. Mi scuso per la precisazione. Non risponderò oltre.
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Luca Soldati
- 03/04/2015 22:51:00
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"Preghiamo Dio di diventare liberi da Dio" diceva Meister Eckhart..."Dio è un puro nulla, il qui e lora non lo toccano" sosteneva Silesius..."nada, nada, nada, nada, nada, nada, y aún en el monte nada" San Juan de la Cruz. Benvenuto tra i mistici Roberto.
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Lorenzo Mullon
- 03/04/2015 14:32:00
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consesso della sofferenza e dellorgoglio? era Jung che parlava di sofferenza e orgoglio come grandi conquiste psicologiche? urka che autogol . . . una buona giornata eh
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Giovanni Baldaccini
- 03/04/2015 14:25:00
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perché ti sei trovato. Benvenuto nel minimo consesso della sofferenza e dellorgoglio .
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Cristina Bizzarri
- 03/04/2015 11:02:00
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Lho sentita con tutta me stessa. Per: quello che dice, quello che non dice, come lo dice. Per il coraggio e lumiltà. Per la certezza coltivata. Per il dubbio coltivato. Perché è umana. Perché, pur essendo umana, si sporge.
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Nando
- 03/04/2015 09:39:00
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Eppure, Roberto, non puoi dire così, e non perché qualcuno o qualcosa lo impedisca, ma perché è impossibile alluomo dirlo: quel "Gridante" dal luogo dellinfima sfigurazione, nellora in cui anche lateo ritrova il suo Dio, quel gridante, dicevo, così ridotto ad essenza del Nulla, anzi, rovesciando in fuori linterno estremo del Nulla, lì si rivela lirrisolvibile Tempio, il più Coerente dei riti, lunica reale Celebrazione del Reale, il Capo (lì reclinato ed espirante lAmore) di ogni consesso credente e non credente. Noi saremmo comunque nudi, ma di una nudità che invero ci veste di dignità, si cristianizza se resta nuda davanti laltro, se si riconosce dellaltro simile nel valore se ancora non pure fratello. Bello questo tuo autoritratto, amabilissimo.
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Lorenzo Mullon
- 03/04/2015 09:08:00
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È il tema dei temi. Non capisco come mai lo viviate in un modo così angosciante. Svuotati soli e nudi è una meraviglia. Imparare il nostro niente è iniziare finalmente a vivere. Poi scopriamo che questo niente è il tutto. Cosa cè da lamentarsi tanto? Chiamiamo "Dio" solo una nostra grande fame di noi stessi, di conoscenza intima e diretta. Se arriviamo alla nostra profondità, persino il dolore si trasforma, e solo quando il dolore si trasforma possiamo incontrare veramente gli altri. Nulla osta. O cosa osta?
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Loredana Savelli
- 03/04/2015 09:01:00
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Senza parole. La sento come un sospiro profondo E fa bene.
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Elsa Paradiso
- 03/04/2015 08:58:00
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Perché tutti non siamo che dei “poveri” Cristi … e oltre i paradigmi (che non sono proprio infallibili) abbiamo bisogno di (un) Dio. Ottima questa tua. Ciao, Roberto.
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Maria Musik
- 03/04/2015 07:31:00
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Così vera, così ... corriamo insieme!
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Franca Alaimo
- 03/04/2015 00:52:00
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Dovrei commentare la poesia ed, invece, la prima cosa che mi viene da scrivere è che mi è sembrato di ascoltare nella tua voce addolorata anche la mia. Da tempo, infatti, mi allontano dai riti, dalle formule, dallapparato esteriore della religione; e più me ne distacco, e più mi sento prossima allessenza e alla verità, più dolorosamente mi sembra di esserne lontana. E svuotata, troppo sola, troppo nuda. Imparo il mio niente. E che Dio è un mistero di cui non si può dire, di cui troppo diciamo umanamente, illudendoci di potere capire: Non nominare il nome di Dio INVANO. A volte penso che, forse, chiamiamo Dio solo una nostra grande fame damore, e che per questo lo invochiamo nel dolore, quando ci sentiamo soli, feriti, abbandonati ocme Cristo sulla croce, sgomento, infine, davanti alla morte - uomo, solo uomo di fronte ad essa. La tua poesia, dai versi così larghi e maestosi, così pensosi e veri della tua dolente verità, così commovente in quella chiusa singhiozzante, tocca la nostra umana fragilità.Per tutti questi motivi è una grande poesia. La foto che alleghi: un uomo nudo che porta la sua croce. Sono io, sei tu, è ogni persona che vediamo, anche quella che ci sembra fin troppo felice e ricca di beni esteriori. "Ognuno -sta -solo -sul- cuore- della- terra -trafitto- da- un- raggio- di- sole.- Ed- è- subito- sera" Così lentamente, parola dopo parola, spesso recito a me stessa questa famosissima poesia di Quasimodo. E, tuttavia, Roberto, proprio per questo ti faccio i miei auguri pasquali, invitandoti a non stancarti dei passaggi del tuo cuore, sempre da una riva allaltra e poi ancora ad unaltra; si cresce interiormente così, solo a prezzo di lasciare andare pezzo dopo pezzo le nostre sovrastrutture. Ti abbraccio.
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