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al testo di Adielle
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Acuti velati d'abisso i tuoi passi sul cordolo non lasciare che la sera ti rubi la scena o i topoi volanti t'intralcino tutti aspettiamo l'assolo dei tuoi piedi scalzi i tacchi anche quelli più bassi non si prestano all'occorenza di ritagliarsi un angolo sull'asfalto mestamente sottostante al giubileo delle tue mosse confuse dalla folla che grida di non farlo di gettarti e se ne nascesse un volo o uno strano camminare sulle pieghe del palazzo? ormai è chiaro a tutti che non lo fai per mollezza sei così tonica nei tuoi fuso' nero stige che potresti non avere alcun seno sotto quella maglietta e saresti comunque soddisfatta delle tue forme agili da saltinbanca scalatrice giu in strada sette uomini in coro ti dichiarano il loro amore e promettono di sposarti così come sei uno schianto arriva la ciurma delle televisioni di frontiera col suo piccolo arsenale di parole senza pelle e costrutti industriali ma chi ti conosce? non sei un oracolo non hai perso il lavoro l'amore non hai bevuto quella bevanda che ti mette le ali hai vissuto quanto basta per giudicare che non fosse giusto stare ancora qui a parlarne di trovate pubblicitarie per sbarcare il lunario arti marziali ecco una prova da superare questo sembra ad essere esatti il tuo fiato sul collo del marciapiede l'altezza non ti riguarda misura standard per eretici delle vertigini se solo volessi parlare dirci quacosa ne riempirebbero i telegiornali e io personalmente prenderei appunti invece taci e ti spogli nuda la folla impazza il sole è colato dietro il palazzo i vigili del fuoco hanno piazzato il telo di salvataggio il tuo volto è un fascio di luce la pelle del tuo corpo arde ti lanci nel vuoto e a mezz'aria ti consumi tanto che niente di te tocca terra se non ultimo grido che rimbalza tra gli astanti: addio o a dio? tutti se lo domandano mentre tornano alle loro occupazioni consumando così il tempo che li separa dalla prossima espiazione.
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