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al testo di Adielle
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Si sfiora l'assoluto, riflessivo incompiuto nel tuo incedere per stagni, ambasciatrice di altri sguardi che hanno conosciuto le lacrime nei rimpianti, nei versi di una bibbia lasciata a prendere i raggi da un comodino. Nel sole le polveri del mattino costruiscono castelli invisibili di una razza diversa rispetto a quella dell'aria su cui depongono la loro catarsi e un destino troppo lungo per essere mandato a memoria tutto intero. Andare a naufragarsi con le speranze appuntate sul petto come piccole medaglie luccicanti ha un sapore diverso se ci teniamo per mano. Sono morto a vent'anni e ne ho quasi cento non chiedo perdono per aver scartato il regalo prima del tempo. Concentrato sulla dinamica del non ritorno ho perso di vista la strada da aggredire i morsi della fame l'ho barattati per un tuffo nei tuoi occhi profondi che non si tocca. La bocca solo per respirare è uno spreco che m'hai insegnato per imitazione. Perchè farsi del male è un'intuizione da capogiro mi guardo allo specchio e non mi riconosco e lo chiamo destino.
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