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al testo di Adielle
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Sutura le ferite mio picchio androide parlerò delle cose di cui parlano ad alta voce scortato dalla luna ai piedi del pianeta che ansima le tue note felice salice di piangere le tue lacrime prese dal lago ad esche per le carpe un tratto di matita un colpo di fucile mia madre che non riesce a dormire nella stanza dell' ospite. Domani vado a comprare un coltello per difendermi dalle ombre lo impugnerò nella notte sotto al cuscino come un dizionario per parlare la tua lingua affilata di consensi, tendine di muscoli divini. Al mattino mi consegnerò al fisioterapista il braccio nudo in segno di protesta e la pancia di vinile per partorire dischi. Tornerò a piedi fino a casa mia avendo cura che i tornanti mi accompagnino in cima veduta numero uno del monte Fuji. Poi scegliere un albero segnarlo con la lama padre nostro inossidabile della mia sintesi e calare la corda reclutacollo per tingermi dei colori dell' inverno futurama delle mie spoglie cappio dolce e meritato riposo senza ritegno per il tempo reclinato lato passeggero sul declivio dolce del colle immenso e suoi rigagnoli di vita fragile. Poi andrò a fare colazione come se nulla fosse e nulla è mai stato elencherò i mali di stagione alla barista senza dimenticare i terrorismi e l' amore che col freddo si ritira povero pene avanguardista capezzoli intirizziti per il fuoriprogramma la mancia in proporzione al sorriso che resta negli occhi il tempo necessario a insinuare l' ultima ferocia di un dubbio scontato. Sui miei passi, arditi fremiti fino all' Inciso un estremo saluto cordiale con tutti se si eccettuano le vene lieve dondolio e miserere. Da qui si parte per le perdute sponde da qui si arde con un filo di voce senza il peso del corpo solo un po' più veloce che nei sogni quelle volte che ne abbiamo avuto il coraggio.
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