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La nettezza nel sentire la distanza dalle cose

muove i passi da relazioni abbandonate

le ragioni desuete nel tentativo di convincere

compiono uno sforzo vano

 

Vorrebbe chiudere il conto l'altopiano

quando lo guardo al microonde

col cielo sempre più in cielo del monte

ma con lo sguardo che conservo

non riesco ad andare al di là delle nuvole

 

Vorrei fare alcune cose ma la paura mi conduce oltre

verso zone d' ombra rase ai muri

avrei bisogno di qualcuna

che mi possa riconoscere restando nessuno

 

Dove mi porta la sindrome

comincio ad intuirlo dal cammino

il primo passo controluce

vuol dire destino, abbandono

 

Ma quando il vuoto puoi sentirlo

dalla forza d'attrazione

non serve fare finta di saper volare

è troppo sciocco anche riderne di cuore

 

Così mogio mogio come un piumone nell'armadio

quando l'estate ama il lino

mi piego su me stesso

da venirmi vicino vicino

 

La garanzia che non accada nulla che si basi

su una distruzione mutua assicurata

in caso di una guerra nucleare

non mi convince fino agli atomi

 

E mi metto a pensare 

 

E poi muoio di una distrazione dopo l'altra

non canto, non ballo, non scrivo poesie

perchè non credo più che mi possano salvare

l'anima, il corpo che disamina

 

Sulle questioni esistenziali come bere e mangiare

si accontenta delle succursali di un vero piacere

che preveda l'essere se stessi a fin di bene

dal momento di esistere

 

Così ci si cerca nei luoghi più affollati

con la speranza segreta di non trovarsi mai

per non essere mai da soli con se stessi

ed evitare silenzi imbarazzanti

o l'essere sorpresi a parlar da soli

 

come i matti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Adielle - 05/07/2016 16:37:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Franco io ho sentito le voci quando la mia schizofrenia aveva raggiunto gli apici, quindi parlar da solo lo interpreto in un certo modo, non sono arrivato a parlare con esseri che vedevo solo io (non ho visto le voci) ma ti assicuro che ho avuto anche allucinazioni visive e non è stato simpatico, a volte sorprendente ma a volte terrificante come quando una voce mi diceva che mi avrebbe fatto divorare dai topi e le ombre degli oggetti sul comodino dell’ingresso hanno cominciato ad animarsi e trasformarsi in ratti neri che provavano a saltarmi addosso.
Ma penso di capire a cosa tu voglia fare riferimento, a una follia sana, forse simile a quei momenti di euforia che ci liberano da tanti condizionamenti. Grazie, un caro saluto.
Grazie Laura, ho avuto un po’ da fare e ancora devo fare molto, ho delle idee in testa ma non so se riesco a realizzarle, mi mancano un po’ di cose, anche importanti, i mezzi tecnici, una preparazione sufficiente, il materiale umano, un po’ di sostegno, il coraggio e la faccia di bronzo e poi quando mi capita di stare ancora male non posso vedere nessuno ma forse il tempo non mi manca se riesco a controllare certe paranoie. Dovrei buttare giù un piano (ah ah) ma sono abbastanza negato per la pianificazione, se vuoi saperne di più e darmi qualche consiglio ne parlo volentieri però in privato. Grazie, ciao.

 Laura Turra - 05/07/2016 10:24:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Sei tornato! E, se posso dire, con un bel testo. L’ho apprezzato molto. Attinge a un vissuto personale inquieto e questa inquietudine è, a mio avviso, il primo passo per andare al fondo di se stessi, senza paure e senza reticenze. Un lavoro quotidiano da intraprendere. Un carissimo saluto

 Franco Bonvini - 05/07/2016 08:37:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Oh, ma i matti non parlano da soli. Parlano con qualcuno che non riesci a vedere. E cantano, ballano e qualcuno scrive anche poesie. Magari sui muri.

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