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al testo di Adielle
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La nettezza nel sentire la distanza dalle cose muove i passi da relazioni abbandonate le ragioni desuete nel tentativo di convincere compiono uno sforzo vano
Vorrebbe chiudere il conto l'altopiano quando lo guardo al microonde col cielo sempre più in cielo del monte ma con lo sguardo che conservo non riesco ad andare al di là delle nuvole
Vorrei fare alcune cose ma la paura mi conduce oltre verso zone d' ombra rase ai muri avrei bisogno di qualcuna che mi possa riconoscere restando nessuno
Dove mi porta la sindrome comincio ad intuirlo dal cammino il primo passo controluce vuol dire destino, abbandono
Ma quando il vuoto puoi sentirlo dalla forza d'attrazione non serve fare finta di saper volare è troppo sciocco anche riderne di cuore
Così mogio mogio come un piumone nell'armadio quando l'estate ama il lino mi piego su me stesso da venirmi vicino vicino
La garanzia che non accada nulla che si basi su una distruzione mutua assicurata in caso di una guerra nucleare non mi convince fino agli atomi
E mi metto a pensare
E poi muoio di una distrazione dopo l'altra non canto, non ballo, non scrivo poesie perchè non credo più che mi possano salvare l'anima, il corpo che disamina
Sulle questioni esistenziali come bere e mangiare si accontenta delle succursali di un vero piacere che preveda l'essere se stessi a fin di bene dal momento di esistere
Così ci si cerca nei luoghi più affollati con la speranza segreta di non trovarsi mai per non essere mai da soli con se stessi ed evitare silenzi imbarazzanti o l'essere sorpresi a parlar da soli
come i matti
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