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al testo di Adielle
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Scandalosa l'Odessa della schiena, nutre un suo debole per le fosse le acque oscure delle ossa mobili i triglifi vettoriali dai cardini elettrici e questi tendini che scoprono le nocche in ghirlande di ghiandole in fiore, ai tuoi seni che susseguono a frequenze variabili il respiro segreto delle scapole le ciocche sussurrano alle spalle il grigio nuvola nuova delle tempie. Radice mia è la carne, essendo segno e simbolo di terra la materia del mio inguine annaffia le piante che non trovano posto nell'orto delle merci dove si fanno i veri affari e nessuno se ne pente. Altrove, sulle vele maestre dei pensieri, a più venti si affida il moto per tentare la stanchezza di restare immobili a nuove pretese magari cambiando idea su di te, sul resto del Mondo o andando in cenere. La notte che s'avventa come lupo solitario su una Luna purosangue la leggenda del viandante che non riconobbe sua sorella per strada quella volta che tornò a casa in tempo per le nozze ma tutto si dissolve, anche le promesse davanti a testimoni sette veli in una volta per l'orrore degli dei che non amano sintesi al momento del giudizio che saremmo noi senza le frizioni inibitrici dello spirito contro la materia energia e scorie prodotte per riempire i vuoti dello spazio che la memoria include nei ricordi condannandoli per plagio. Fosse anche che ti sbaglio, saresti uguale spiegami perchè una volta certi quadri non li guardavamo per paura dei rapimenti in pubblico, mistici e sensuali, e adesso invece ci pervadono con immagini sfuse tutte uguali? Le teorie che si avverano sono le meno diffuse, in pratica Dio, per esempio, chi lo conosce? Ma quanto è ladro l'occhio, ruba anche quello che non vede così s'inventa una fede dal lato più oscuro delle cose. All' ombra, il buio personale di ogni cosa matura la distanza tra i colori immaginare conquista spazi d'infinito dimenticandosi che non si tocca dove la distanza è troppa dalla materia del contendere e i sensi non bastano per chiamarla per nome questo mare aperto senza ventre. Ma la forma che ci compie ha le sue sponde. Non per questo smetteremo di farci le domande con le stelle a portata di mano, appese al collo. Ecco che torna la tua pelle come dal lembo delle unghie dal retro delle pupille per sovvertire il senso delle frasi messe in fila per ricevere l'estrema unzione ad una ad una prima di dedicarsi alla deriva di un altro corpo. Una vita dimenticata, una ancora da essere vissuta che puoi pensare come involucro. |
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