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al testo di Adielle
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Ci accorgemmo del suono del missile solo quando il cielo si fece antichissimo e perdemmo il senso del discorso non appena cadde il muro poi di traverso le scale del duomo fino a prima di curvare a sinistra verso le radici dell'olmo, dove la fontana è vuota ma un canto bellissimo come appeso ad un cielo antichissimo ci prese ancora in volo. Sulla piazza, dalla terrazza da cui si affacciano gli sposi che si sposano in comune. La fanfara coi suoi leoni mansueti a poetare chini. Stavamo parlando dei gruppi che ci piacciono e se conoscevo Iacampo le litanie salmodiate a costituire la matrice di una dinamica confortevole o di quanto fosse sperimentale Anima Latina di Battisti e che Carmelo Bene esagera a prendersela coi vivi. Convenimmo, di buona lena, con le Moretti sui gradini vuoti a rendere l'anima a Cristo. Per un tozzo di pane, un bacio sul collo, una mano al culo due seni sodi e una cuccia dove dormire. Le manette di rame, la chiave tra le labbra. Dobbiamo scappare, prima che campino in aria. Certi discorsi che non finiscono mai l'alba e le rincorse tardive ma va bene così se la montagna ci sta saziando mentre la guardiamo da qui e quello che ci qualifica non è materia che possa essere data via. Con un solo si. |
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