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al testo di Amina Narimi
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Alta da terra, nello spazio bianco lungo la libreria, una tela nuda. C'è dentro la mia zingara,mia madre a piedi nudi sul baule, gambe incrociate
Tendo nel braccio della notte la fatica per raggiungerla nel viso di ogni sera nelle pieghe della veste chiara,dal sorriso l'accarezzo fino ai piedi con le mani.
Quieta prima del sonno, protesa verso terra, nella sua immagine, raccolgo i piedi affaticati tra le mani lasciando che l'unguento sani, che disseti l'ultimo saluto finchè sia giorno,di nuovo alba.
Nell'ombra delle bestie generiamo un simulacro ed una voce uguale Appena Un fiume- Tersi nel movimento dello scambio nulla va perso ai piedi, l'ultima corsa, l'invisibile, di un seme sulle labbra sposo silenzioso della luce di sillabe custodi di visioni ignare anche il Nulla è illimitato nel mistero che si schiude d'infiniti nomi, colmi di cammino nel sottrarsi
Nel sottrarsi della sera delle Madri un concilio che sigilla l'occhio ci somiglia dove tu sei la mia métà di figlio alta da terra nello spazio bianco un giglio
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