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al testo di Amina Narimi
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A Cristina Bizzarri
Dolina di Forlì mi aspetta una volta al mese per raccontarmi della linea gotica, sulla guerra per pranzo a casa sua. Mi reco da Dolina una volta al mese per vederla apparecchiare la tavola con premura che solo il dolore di una guerra mi sa dire. Quella donna apre la tovaglia come se ti entrasse in casa il sole all’improvviso tra la fiandra e il mogano, una nuvola la tiene tra due ali a fantasticare di memorie…attimi nel cielo d’aria Poi Si adagia lenta come una collina Ma non è tutto..è quello che segue Quello che fa dopo con le mani : schiaccia quell’aria con aria ancora leggera tra le dita il rosa distendendo il colore a calmare il ricordo.
Non sembrano mani le sue, sembrano altre nuvole e sopra e sotto le nuvole il sole s’inabissa nella luce delle braccia quando lo sguardo azzurro s’alza e le solleva come una cattedrale. poi s’inchina semplice per sistemare i veli alla più radiosa delle spose
Quando le mani fanno così alle tovaglie sono mani pie che sistemano ferite mani che dicono la verità, mani persuase “va tutto bene, ora. È tutto a posto. Siedi”
È un gesto Vasto e Misterioso Che viene voglia di piangere ogni volta che gli occhi tracciano quei gesti religiosi Dolina non sa. Non sa del presentimento del linguaggio. Intanto sulla tavola sulla tovaglia liscia le cose soffrono le une con le altre più di quanto sono.
Ogni volta, tutti i mesi da quando la conosco entra il sole in casa nei versi di Cristina nelle mani le nuvole alle nuvole verità di pane sulla tavola imbandita come solo ho visto fare alla Dolina. |
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