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al testo di Amina Narimi
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Si accuccia ogni sera nel cucchiaio giunge miracolo alla bocca il cuore è fuoco mantice i polmoni come una spoletta sulle trine tenera e crudele di passione di ogni veglia universo sconosciuto: chiara parola parola del richiamo stupefacente di bellezza intrecciando con leggende i miei tormenti le più dolci fiabe e Noi coi piedi scalzi nella yurta sulla lana un caldo speciale che ci adotta al centro mentre dombra pizzichi sul fiato ti racconto della casa fatta a ventre rotonda e bianca come di una madre e di un corpo nomade che viaggia sulla schiena errante senza chiodi né viti né cemento: Geni si baciano a raggiera e una finestra in cielo pitturata, una corona tra il tempo e Dio, impermanente col fuoco in basso l’acqua in caldo corpi. insieme ai miei ricordi ceno rispettandone le regole. Così deve accadere. e gioco consonante-vocale consonante- -vocale : “Fammi il frusciante Tamashek il verso nasale dei Tuareg con l'ewè la lingua dei bambara eppoi lo schiocco”
Parlare è procreare le distese solitarie in specchi d’acqua fecondare alla morte l’imbrunire disegnando nuvole d'argento e piombo; dal lato del figlio otto suoni e otto dallo scuro- dal lato della volpe pallida- nasciamo Verità come da una notte il giorno. aman aman congiungendo il senso sulla lingua del nascosto che bisogna disvelare sul bordo dell’acqua le parole le “cadute”che non vanno disperse per continuare il racconto. Domani andremo a raccogliere cauri per vedere la luce la sera aprendo la yurta nel cielo dal ventre materno un bambino camminando l’inizio del mondo brillare col suono nel sacro rumore dei grandi tamburi asè
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