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Disarmonie

 

 

Dentro la dissomiglianza che sorge                                             

sonora dai tetti, altre dissonanze                                        

vincono il ventoso orizzonte.                                                      

Dentro gli spigoli aguzzi s’incurva                                     

un cielo sordo alla parola di chi                                         

parte, di chi rimane. Conosco chi                                      

precipita tra gli spigoli, rette                                               

linee di certezza, assi carichi                                               

d’ombra che nel domani s’invera.                                      

Conosco chi si dissolve dietro                                           

un muro retto da muto interdetto,                                     

dietro contrafforti di assiderata                                          

geometria, elettrodotti di pena.                                          

Asseverando distanza, il silenzio                                       

è una freccia e porta lontano.                                                      

Assassina la Storia. Seppellisce                                          

le storie. Ma a me altro non è dato                                              

che reggere obiettiva assenza                                                       

di matematica esattezza.           

 Annamaria Pambianchi - 02/09/2017 09:25:00 [ leggi altri commenti di Annamaria Pambianchi » ]

Grazie, Rosario, di essere passato da queste parti....
Siamo nell’era della comunicazione, eppure paradossalmente ogni giorno assistiamo ad un gridato, confuso parlare che non getta ponti, ma si autoalimnenta e si confina in una messinscena da teatro dell’assurdo, dove la ricerca della verità coincide con la propria egocentrica autoaffermazione. Insomma una sorta di dialogo tra sordi. So bene che il tema, come dici tu, è complesso e la letteratura e la filosofia di ogni tempo ci offrono un materiale vastissimo di riflessione.
Se leggo, se provo - inciampando - a scrivere, è proprio perché penso che affinando sensibilità e coniugandola con apertura ed esperienza, si possa spalancare una finestra alla speranza di una relazione umana aperta alla condivisione, allo spirito comunitario dove ognuno possa essere se stesso senza per questo essere ’solo’ la brutta copia se stesso.
Come vedi, non sei l’unico a nutrire questo desiderio. Penso che siamo in molti ad averlo, anche se magari sottinteso..
Grazie comunque di averlo esplicitato...

Un saluto

 Bocchino Rosario - 01/09/2017 18:50:00 [ leggi altri commenti di Bocchino Rosario » ]

condivido la lettura di Nando, sempre così attenta.
Vorrei aggiungere che il tema da te affrontato, ovvero l’incomunicabilità, è tema spinoso e fonte di riflessione accurata.
Se non è il silenzio è il troppo starnazzo ad amplificare il senso di frustrazione e stordimento. Ma se il silenzio potrebbe assumere -per quanto mi riguarda- i contorni di un rifugio (una sorta di angolo in cui rigenerarsi) lo starnazzo, al contrario, nulla altro è che una mera ostentazione di debolezza e inquietudine interiore.
In ogni caso rimane la distanza che non può e non deve essere una scelta.
Spesso mi domando se la poesia (la scrittura in genere) abbia la capacità di rivelarsi "comunione", interazione alta, segno tangibile di interpersonale, luce e vivida socialità!
Certamente me lo auguro.
Complimenti per l’ottimo spunto! Ciao

 Annamaria Pambianchi - 28/08/2017 19:50:00 [ leggi altri commenti di Annamaria Pambianchi » ]

Intanto ti ringrazio di questa tua lettura. Tu ci vedi più aspetti di quanti ce ne vedevo io, almeno quando l’ho scritta più di 10 anni fa.
Allora mi premeva sottolineare come la parola o anche la sua assenza (il silenzio) - di per sé non necessariamente ’comunicano’ se l’ascoltatore alza muri o si trincera dietro le proprie certezze interiori (... dietro contrafforti di assiderata geometria/ elettrodotti di pena) Certo c’erano anche riferimenti più generali alla Storia e alle storie, ma la musica non cambia: con le parole e/o con il silenzio siamo capaci di fare dei fuochi d’artificio all’unico scopo di non voler sapere e/o di rimanerne al di fuori. Rileggendola ora, anche alla luce delle tue considerazioni, penso possa starci anche il tema della migrazione (anche se nel periodo indicato non era ancora tanto sentito). Basta vedere come siamo ’distanti, come ’seppelliamo’ le storie e in sostanza come ( e sottolineo il come) ne parliamo nel maldestro tentativo di liberarcene.
La tua lettura mi aiuta dunque a vederci un altro tema, oltre naturalmente la questione di fondo - l’incomunicabilità - che a mio giudizio è la fonte della maggior parte dei nostri mali.
Grazie ancora, Nando, e buona serata.

 Nando - 27/08/2017 22:55:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

A parte l’aggettivo ventoso che precede il nome orizzonte (ma è una mia suscettibilità, puramente soggettiva), il testo è ben costruito, la scelta della parole e la costruzione dei versi accurata, pregno di una significativa riflessione tematica, eludendo con abile scrittura e prova d’arte l’esplicitazione del tema portante, che avrebbe forse sottratto bellezza al testo. La chiusa eccezionale, risolve magnificamente in chiave esistenziale la problematicità e la complessità del fenomeno migratorio (poiché questa è la mia "lettura interpretativa", di cui mi scuso se errata).

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