Era smisurato ancora - il mondo - e l'asfalto aveva un suono asciutto quando l'odore buono dell'inverno era occasione per lucidare scarpe con la cera - aroma legnoso ambrato e secco come le parole nei fumetti di vapore senza fretta di arrivare prime al cielo - si sostava in stanze da tè affaccendati a guardarsi attentamente - libere le mani a indicare in giri d'aria tutta l'evoluzione di un pensiero - la gestazione con la schiena appoggiata a una cedevole spalliera - il suo percorso lungo i sentieri d'ombra che le lampade tracciavano su mappe tappezzate di strane isole a circumnavigare muri - la nascita bagnata dai sorsi gocciolanti e dalle tracce sul bordo circolare della tazza - vagiti - la giovinezza, poi, mentre la luce entrando esplode zampillando dai vetri colorati in velature d'oro e ammorbidisce i volti - colmi - così la voce scende piano mentre la mano plana poi s'abbassa stanca e come un cigno scivola sulla tovaglia bianca. Era smisurato ancora il mondo quando in trasparenza vedevi le lancette aver compiuto un giro intero - tutto il percorso dove le montagne erano vette per la mente da scalare - senza fretta - infine ti guardavi intorno riposato - in quel rifugio con i tuoi compagni - entravi nel cappotto di lana grigio arcano di antica civiltà - ancora solo uomo - non liberato ancora - eppure intero.
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Leonora Lusin
- 31/10/2013 14:53:00
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Una meravigliosa poesia-racconto ricca di musica e atmosfera.
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Cristina Bizzarri
- 30/10/2013 18:06:00
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Grazie davvero a tutti. Guardavo un film, abbioccata sul divano come spesso mi accade quando torno da scuola verso le 14:30 mangiando semisdraiata come unantica (!) romana i pranzetti cucinati da Andrea. Insomma beatamente incosciente e con un unico scopo nella vita: abbandonare ogni seppur minimo bagliore o riflesso che contenga una memoria scolastica ... dunque guardavo un film - rigorosamente in lingua con sottotitoli banalizzanti ma facilitatori - dal titolo "Angel", un melodramma che ripercorre la vita di una scrittrice inglese del secolo scorso, peraltro in un ottimo inglese, quando sono stata folgorata da unimmagine nella scena finale: leditore si allontana dal cimitero dove è appena stata sepolta la protagonista, e con la segretaria - in realtà aiutante, consigliera, fedele governante - di questultima parla del significato della di lei vita. Ecco, quella scena sulla neve, in cui si vedono di spalle i due attori allontanarsi in tutta la dignitosa e elegante calma dei loro due cappotti - quella scena mi ha folgorata! Grazie ancora e un abbraccio. ps Anchio faccio da mangiare, mi piace molto! :-)
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Giovanni Baldaccini
- 30/10/2013 14:06:00
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Un testo davvero di grande qualità. Complimenti Cristina!
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Luciana Riommi Baldaccini
- 30/10/2013 12:43:00
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Bella davvero, Cristina!
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Franca Alaimo
- 30/10/2013 12:33:00
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Tutta intrisa di nostalgia memoriale, lenta comè lento il risalire dei ricordi, questa poesia crea attraverso dei dettagli ( gesti, cose, ombre, silenzi, sguardi) unatmosfera incantatoria dentro la quale sugli altri personaggi mai nominati simpone la figura di un uomo dentro la cui sfera emotiva tutto accade: dalla nascita alla morte.
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Alessandra Ponticelli Conti
- 30/10/2013 11:43:00
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Splendida. Ciao, Cristina!
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Lorenzo Mullon
- 30/10/2013 11:31:00
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Quanto mi piacciono le parole nei fumetti di vapore... nuvole in transito... Vorrei essere ricordato, dagli alberi che ho avuto la fortuna di conoscere, e dagli umani fatti della sostanza della polpa di legno, come un conduttore di aquiloni, cosaltro possiamo volere?
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Loredana Savelli
- 29/10/2013 23:15:00
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Incantata!! (Se vuoi, raccontami il retroscena, è meravigliosa)
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