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al testo di Emilia Filocamo
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Tutto finisce e Venere era solo un lampione: per oscurarla servirà ancora una generazione di nuovi, tonti moscerini. Sui dorsi delle colline la neve, tutta, è soma discreta. Io credo che non avrebbero dovuto tranciare i fili al terrazzo, antennume del panoramico insetto, e nemmeno sollevarne le mattonelle, febbrile desquamazione, o ferrare il cavallo blu con zoccoli omogenei di cotto cool. Io credo che non avrebbero dovuto cambiare in studio il salotto, inselvatichire il giardino, lasciare che la caldaia si scrostasse, bianca testuggine rugginosa, applique in decomposizione: intorno i bulbi delle tubature le accorrono devoti, salvifichi come i liquidi anti disidratazione al degente. Io credo che era bella con l'edera barbuta in verde avanzata, con il citofono schizofrenico e le persiane che ragliavano secche ad ogni buongiorno. Tutto finisce: l'ultima volta che ti sono passata dentro, stavi tutta impettita davanti al sole ed al martedì. Dalla tua pancia arrivavano vocine e bambini, cigolii di biciclette, schiaffi alla biancheria dopo battesimo. E non c'era nessuna certezza che tu mi guardassi e mi riconoscessi, che dalle mie ginocchia irrobustite dagli anni riaffiorasse appiccicoso il pus trasparente della prima caduta, il canyon di quel taglio a Natale, o che dal mio viso spuntasse il rossore della Comunione. Non che ripensassi ai miei piedi infilati fra le ringhiere: " Gerani, spostatevi,è mia nipote!" mentre Settembre ruminava le ossa ad Agosto e color cartone arrivava puntuale la scuola a portarmi con se. |
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