la fisarmonica è una barca tra due accordi grossolani che si fronteggiano come rivali in amore
ebbra di danze e canzoni suona di notte la tangheggiante malinconia nel mare rumeno
in corpo ha il pane nero inzuppato nel vino novello, la custodia di faggio è una prova del suo nobile lignaggio
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Maria Musik
- 06/10/2010 22:43:00
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Ops, dimenticavo... Per Ragazzo. Te lo ha già detto Giuliano... evita!
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Maria Musik
- 06/10/2010 06:40:00
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A me i versi piacciono così come sono, perchè accostano "danze stracciate" ad "amori sudati", femminile a maschile,tasti bianchi e neri... fis armonizzando.
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Lorena
- 05/10/2010 22:38:00
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Forse Vera intendeva; "Ebbra di danze e di storie (amori) stacciate e sudate (sudati)"
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Loredana Savelli
- 05/10/2010 21:45:00
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Grazie Vera per la tua attenzione. E interessante quello che mi proponi. Ho provato a correggere i versi cinque e sei ma non mi viene in mente niente (ho solo sostituito storie con amori). Se hai una proposta, laccolgo volentieri. Sono unapprendista... un po testarda. Grazie. Ciao.
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vera oldman
- 05/10/2010 21:30:00
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Una composizione compatta e dinamica al tempo stesso, che suscita immagini e suoni in una originale metafora del dualismo esistenziale. Si barcamena anche luomo,"fis-armonizzando", godendo della vita nonostante il dolore, sempre cercando un punto di equilibrio inarrivabile. cerco disperatamente un chiasmo ai versi 5 e 6, che non trovo,ma non importa...è una composizione che sorprende per originalità e profondità.:)
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Ragazzo
- 05/10/2010 11:23:00
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Loredana Savelli
- 05/10/2010 09:07:00
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A Pietro
Confessa: suoni la fisarmonica!
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pietromenditto
- 05/10/2010 09:00:00
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Adorabile Loredana, la tua poesia mi ha riportato ad atmosfere della poesia di Charles Simic. Le affinità tra Poeti, del resto, non mi stupiscono mai. Ti “invidio” sinceramente la metafora dei due accordi, una intuizione quasi primordiale dell’uomo che per la prima volta vedo rappresentata in poesia. Quei due che si amano e si odiano sono l’altalena della vita in generale, quella, almeno, che riusciamo a formalizzare dalla nostra dimensione così poco, così tanto privilegiata. Il suonatore non domina quell’armonia così elementare, ne è dominato e ipnotizzato, come ogni neonato nella culla: cos’è in fondo una culla se non uno strumento che suona solo due accordi? Credo che il due, più che il lemnisco, possa ben rappresentare il simbolo dell’infinito (la misteriosa Papessa degli Arcani maggiori). La custodia di faggio è l’Arca (decidi tu se quella dell’Alleanza o quella noachita). In ogni caso, entrambe hanno a che fare con le coppie: la prima, con quella dei cherubini; la seconda, con quelle degli animali. L’arca di faggio ha salvato la coppia degli accordi, grossolani, ma fondamentali, su cui tu hai costruito una bella e profonda poesia, di cui ho grattato un po’ la superficie. Ciò non mi impedisce di godermi il suo e il tuo “nobile lignaggio”, umano e poetico. Un abbraccio di tonica e dominante.
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