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Dovrei vivere, adesso...

 

Jean- François era nato la notte antecedente la vigilia di Natale.

Fuori nevicava ma la l’aria tagliente non faceva il paio col clima infuocato della rivoluzione.

Un anno e mezzo prima la coccarda tricolore era apparsa sul petto di coloro  che orgogliosamente erano insorti contro la monarchia, occupando la Bastiglia.

 

-  Perché io ? -  si chiese Jean all’età di 40 anni.

 

Perché non sai alla nascita a cosa sarai destinato. Perché non sai che strano destino prenderà la tua vita, dato che tutto ciò che sta in mezzo fra la vita e la morte spesso non è per scelta ma diventa il riflesso di una scelta e tu sei lì, sei unicamente tu, tu con tutto il tuo bagaglio umano.

 

- sono stato troppo occupato a scoprire la magia della scrittura, i suoi anfratti naturali, i suoi duri speroni rocciosi, i suoi immensi labirinti. Dovrei vivere adesso…

 

Ed ora, a 40 anni, si chiedeva se avrebbe vissuto abbastanza per scoprire anche il lato leggero dell’esistenza, quella frivola vacuità delle cose, senza sapere che l’anno dopo avrebbe raggiunto l’altra riva.  Si chiedeva, malgrado le soddisfazioni ottenute, i riconoscimenti, le onorificenze,  se la sua vita fosse stata davvero completa.

 

-  Non avrei mai potuto dare meno di ciò che ho dato alla scrittura. E non è solo inchiostro intinto in questo arabescato calamaio francese, la scrittura è nuda, diventa magma fra le dita, diventa scoperta, azione, esplorazione vitale. Ho studiato il linguaggio delle pietre insieme alle mie 10 lingue. Greco, arabo, ebraico, aramaico, avestico, il sanscrito, l’egiziano,  il cinese e il copto.

In questa lingua ho composto il mio destino… e ora, vi consegno la pietra che per me fu miliare, un traguardo, un percorso, l’itinerario di tutta la mia esistenza. Abbiatene cura perché attraverso di essa ho parlato agli dei, ho scoperto che la morte è solo un tratto di voragine scura ma che la scrittura è un traghetto immortale per tutte le rive possibili e impossibili. Anche per l’aldilà -

 

(2024) 

 

************** 

 

Nota

Jean- François Champollion.

Il contributo più importante alla comprensione dell'egizio e allo studio della stele di Rosetta fu quello del francese Jean-François Champollion, grazie alla sua conoscenza della lingua copta, una forma tarda della lingua egizia scritta foneticamente usando l'alfabeto greco.

Demotico e geroglifici non rappresentano due lingue diverse, ma due differenti grafie della lingua egizia: i geroglifici erano la scrittura monumentale incisa nella pietra o impiegata in atti di particolare rilevanza, mentre il demotico, che derivava da una semplificazione della grafia ieratica a partire circa dalla metà del primo millennio a.C., era usato per documenti ordinari e il suo uso nell'epoca tarda per i testi ufficiali era dovuto al fatto che la conoscenza dei geroglifici era ristretta alla sola classe sacerdotale. (fonte - wikipedia)

 

 

 

 Livia - 13/07/2024 11:41:00 [ leggi altri commenti di Livia » ]

Grazie sempre Teresa per i tuoi motivati commenti e per la tua presenza.
Per tanto tempo ho messo da parte i racconti brevi, ultimamente li ho riscoperti in questa chiave storica.
un abbraccio e una buona giornata.

 Teresa Cassani - 12/07/2024 19:24:00 [ leggi altri commenti di Teresa Cassani » ]

Uno degli episodi della storia a cui si è legati da una memoria di tipo affettivo. La famosa scoperta della stele di Rosetta con la relativa decifrazione, ad opera di Champollion, dei geroglifici, fondamento dell’Egittologia.
Mi piace la riproposizione di questi episodi su cui si appunta il tuo interesse di ricercatrice storica, Livia!

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